Newsletter Firenze Capitale n. 19 – Continuando a visitare la Capitale

 
Continuiamo a visitare la città utilizzando la Guida illustrata di Firenze e dei suoi contorni 1871, ristampata in forma anastatica da Angelo Pontecorboli Editore. La prima parte di questa visita la puoi recuperare cliccando qui dove è riportato lo scorso numero della newsletter.  
L’edizione anastatica di Pontecorboli  
Il frontespizio del testo originale  
Nello scorso numero della newsletter ho parlato diffusamente della facciata ancora incompiuta del Duomo. Anche Santa Croce era stata a lungo con la facciata incompleta. La nuova facciata fu però inaugurata nel 1863, prima dell’arrivo della capitale, e infatti risulta nell’immagine presente sulla guida.  
La pagina dove si parla della nuova facciata di Santa Croce. L’autore se la prende anche col Vasari, il quale “ebbe a introdurre alcune modificazioni nell’interno della chiesa, però la sua opera non riuscì che a guastare la severa imponenza dello stile di questa chiesa.”  
Gli istituti di beneficenza
Più che i lunghi elenchi di chiese e musei, in queste guide sono attratto da tutte quelle informazioni che mi forniscono un’immagine di come si svolgesse la vita a quell’epoca. A questi fini risulta interessante l’elenco degli ISTITUTI DI BENEFICENZA.  
Spedale degli Innocenti. In piazza dell’Annunziata. Questo edifizio fu costrutto da Francesco della Luna sopra il disegno del Brunelleschi nel secolo XV. Le arcate sono adorne da lavori di Luca della Robbia, da affreschi del Poccetti e da scolture di Sermei. La corte ha anch’essa dei lavori del Della Robbia. La chiesa ha dei buoni dipinti, tra i quali un’Adorazione dei ‘Magi di D. Ghirlandaio. – In questo edifizio vengono accolti i trovatelli. Pia casa di lavoro. In via dei Malcontenti, via che fiancheggia la Chiesa di Santa Croce. – Occupa un numero considerevole di poveri in diversi lavori. Spedale di Santa Maria Nuova, in via S. Egidio. Questo ospitale fu fondato nel secolo XIII da Folco Portinari. Ad esso va annesso un giardino botanico, un museo fisiologico, un laboratorio di chimica, un teatro anatomico ecc. Spedale di S. Lucia. In via S. Gallo. In esso si accolgono e si curano soltanto gli infermi di malattie epidemiche o contagiose. Spedale di S. Bonifazio. Di faccia al precedente nella stessa via. In esso sta il morocomio. La cappella vicina ha dei buoni quadri.”  
Morocomio è un termine arcaico usato per indicare il manicomio. Alcuni dei luoghi sopra citati ospitano tuttora strutture ospedaliere o assistenziali.  
L’ospedale di Santa Maria Nuova nella pianta del Buonsignori (1594), con la grande corsia a croce culminante nella cappella del Buontalenti. Per maggiori informazioni, vedi l’interessante scheda sul Wikipedia  
In San Gallo vi è stato a lungo un complesso ospedaliero destinato poi ad Ospedale Militare. Al riguardo Palazzo Spinelli – Repertorio delle architetture civili di Firenze racconta quanto segue:  
Il complesso nasce come ristrutturazione di un precedente ed antico insieme costituito da più fabbriche di pertinenza di vari conventi femminili qui presenti almeno dal XII secolo, e principalmente da quello di Sant’Agata, soppresso nel 1785 e definitivamente nel 1808, da quello di San Clemente, soppresso nel 1808, e da una parte del chiostro di Santa Lucia. Così Federico Fantozzi, nelle note relative al Conservatorio di Sant’Agata, riassumeva le complesse vicende dell’area nella sua Pianta Geometrica del 1843: “La sua fondazione risale al 1185 circa, e poco dopo il 1200 vi furono introdotte le Monache di S. Andrea di Bibbiena necessitate ad abbandonare il loro monastero a cagione delle frequentissime guerre che allora si agitavano fra i Fiorentini e gli Aretini. Nel passato secolo si ridusse a Conservatorio sotto la direzione delle Monache Montalve, ed a queste nel 1794 subentrarono le attuali di S. Giuseppe di S. Frediano. Per non dilungarci di troppo in minute descrizioni, ci limiteremo a narrare che fu uno de’ più ricchi monasteri della città pei molti lasciti e per la riunione che gli fu fatta in più tempi di altri monasteri e luoghi pii; che la facciata della sua chiesa, nel modo che ancora si vede, fu fatta costruire a proprie spese da Lorenzo Pucci nel 1592; che il monastero essendo stato soppresso nel 1808 e ripristinato dopo il 1814, nel 1818 molto s’ingrandì per la riunione del contiguo monastero di S. Clemente; e che in ultimo, nel 1828, notabilmente si accrebbe per essergli stata aggregata quella frazione d’orto e fabbricato già spettante al monastero di S. Lucia che per l’apertura della Via S. Anna era rimasta da quello disgiunta”. La destinazione a ospedale militare che a lungo ha caratterizzato l’insieme così determinatosi risale al 1860 (con lavori diretti dall’architetto e ingegnere Francesco Mazzei) e tuttavia, come annota Angiolo Pucci, “non tutto lo spazio del terreno dei due conventi venne adibito per lo spedale. Sappiamo che nel 1857 il governo ordinò di erigere nell’orto del soppresso convento di S. Clemente una fabbrica per uso di fonderia per il professor Papi (si veda a piazza della Libertà al civico 1). Il rimanente del terreno avanzato verso S. Gallo fu donato al Comune per l’allargamento della via delle mura. E in via S. Gallo furono costruite case private”. Sempre lo stesso Angiolo Pucci ci offre ulteriori considerazioni e notizie di un certo interesse per ricostruire la storia del luogo: “Era forse cosa migliore il non aver permesso (la presenza) dello spedale in una delle località più eleganti e più frequentate, la presenza di uno spedale è contraria a tutti i principi d’estetica, e quel che più conta d’igiene, anche per gli stessi malati. Né mancò l’occasione buona di togliere di qui lo spedale. Il comm. Egisto Fabbri, dopo aver comprato i resti del vecchio convento di S. Lucia, per ridurli a eleganti palazzetti, propose al governo l’acquisto dello spedale di S. Agata e di costruire a sue spese un nuovo spedale militare. Ma l’amministrazione militare, anche in questo testarda, non volle accettare l’offerta del munifico signore”. La dimensione acquisita nella seconda metà dell’Ottocento è così descritta da Amelio Fara (1984): “l’edificio era dotato di un piano terreno e due piani superiori. Vi erano sei cortili dei quali tre per la passeggiata degli ammalati. L’ingresso principale era quello sulla via San Gallo al numero civico 106. Undici scale di cui due principali servivano per accedere ai piani superiori. I cameroni risultarono vasti e aerati in maniera tale che ad ogni ammalato corrispondesse circa 27 metri cubi d’aria; alcuni erano coperti a volta e altri a travature e palchi. Tutti gli ambienti erano scaldati con stufe e caloriferi. L’ospedale venne illuminato a gas e provvisto di suonerie elettriche per tutti gli uffici”. Alla fine del 2013 il complesso è passato nelle disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti – Settore investimenti, e si prevede un intervento di recupero – previa valutazione di concerto con la Soprintendenza degli immobili di rilievo storico da conservare e restaurare – che comprenda anche demolizioni e ricostruzioni finalizzate alla definizione di una struttura a destinazione turistico ricettiva. “Dovrebbe venire comunque garantita l’apertura del complesso alla città rendendo accessibili gli spazi aperti interni, piazze, chiostri, giardini” (Fantozzi Micali-Lelli 2016). Tra i vari progetti presentati per l’intervento, nel 2017 si è data notizia dell’individuazione, come vincitrice del concorso appositamente indetto, della proposta elaborata da Rossiprodi Associati con Silvia Viviani, Tekne Spa, Studio De Vita & Schulze ed Emiliano Diotaiuti. Sul fronte della strada il complesso si mostra attualmente con un lungo e alto muro di cinta, che ben poco lascia scorgere, se non le molte scritte a vernice che imbrattano il muro stesso. Solo in corrispondenza dell’angolo con via Venezia è un corpo di fabbrica con finestre, tuttavia di scarso rilievo architettonico.”  
A tutt’oggi non mi risulta ancora effettuata alcuna riqualificazione dell’ex ospedale militare malgrado questo comunicato del Comune del maggio 2022. Ma forse stanno lavorando sottotraccia e presto avremo un nuovo bellissimo quartiere a disposizione.  
Lo Zoo di Firenze
“Giardino zoologico. Vicino alle Cascine. In esso v’è una considerevole quantità di animali viventi. Il biglietto d’ingresso costa centesimi 60. Resta aperto gran parte della giornata.”   
La capitale era dotata anche di uno zoo. Nel suo Con Garibaldi alle porte di Roma (1867) Anton Giulio Barrili racconta di aver visto elefanti e scimmie al giardino zoologico delle Cascine (ma, purtroppo, nessuna bella fiorentina). Lo zoo rimase aperto fino agli anni Ottanta dello scorso secolo. In questo bell’articolo si racconta la storia di alcuni degli animali presenti, tra cui: “un airone chiamato Gambalunga, un tasso detto Musetto, un esemplare di cinghiale femmina nominata Esmeralda e la cerva Matilda.” Ma il più famoso degli ospiti dello zoo fu il cammello Canapone, purtroppo affogato nell’alluvione del 1966.  
Qui sopra: il famoso Canapone.    Sotto: il sottoscritto portato dai miei genitori a visitare lo zoo delle Cascine (sarà stato il 1966)
   
   
I teatri
Teatri. Firenze conta diversi teatri. Il principale tra essi è quello della Pergola, che è anche uno dei primari d’Italia. Esso è posto in via della Pergola, ed è capace di circa 2000 persone. Vengono di poi i seguenti: – il Pagliano, in via Ghibellina, che sorge dove anticamente stava la prigione detta delle stinche, e contiene più che 4000 persone; – il Nazionale, in via de’Cerchi; – il Niccolini, in via Ricasoli; – quello delle Logge (recentemente costrutto dallo Scala) alle logge del grano; – l’Alfieri, in via Pietra Piana; – il Rossini o Borgognissanti, nella via dello stesso nome; – il Principe Umberto (di recente costrutto) in piazza d’Azeglio; – il Politeama Vittorio Emanuele, nel Corso Vittorio· Emanuele; – il Goldoni, in via S. Maria di là d’Arno;. – il Nuovo, via S. Egidio; – l’Arena Nazionale, in via Nazionale; – lArena al Parterre, fuori di porta S. Gallo.  
Per raccontare la storia di questi teatri occorrerebbero un paio di numeri della newsletter, e forse prima o poi li scriverò. Al teatro Pagliano (ora teatro Verdi), nato grazie ai proventi della vendita di un purgante, ho già avuto modo di accennare. Altri sono ancora in vita o scomparsi in tempi relativamente recenti. Probabilmente, invece, non avrai mai sentito parlare del teatro Principe Umberto in piazza d’Azeglio. Era un teatro in legno costruito lungo uno dei lati della piazza. Fu inaugurato nel 1869, in un momento in cui Firenze, in crescita, ospitava un gran numero di teatri. Venne distrutto nel 1889  da un incendio. Al suo posto sorse il bellissimo villino Uzielli e le sue pertinenze.  
Qui sopra: il teatro Umberto   Sotto: il villino Uzielli in piazza D’Azeglio  
Altre informazioni pratiche
Posta delle lettere. Si trova nel palazzo degli Uffizi, svoltando il canto della loggia d’Orgagna. Vicino alla Posta sorge la zecca che ha una preziosa raccolta di medaglie. Uffizio telegrafico. In palazzo Riccardi, via Cavour. Stazione della ferrovia. In Firenze vi sono due stazioni ferroviarie; la centrale, che è posta in piazza vecchia di S. Maria Novella; e la succursale, che è posta vicino alla Piazza d’Azeglio, e alla porta alla Croce, per cui assume anche il nome di stazione di Porta Croce.”  
Per quel che riguarda le stazioni, torna un po’ strano che non venga citata la Leopolda, che collegava Firenze a Livorno e che all’epoca era regolarmente funzionante. Nella foto qui sotto puoi vedere dove passavano le linee ferroviarie nel 1876.  “Le ferrovie si diramano nelle tre direzioni ancora attuali: verso Livorno (1848), Prato-Bologna (attraverso il primo valico appenninico della Porrettana, 1864) e Roma (completata tra il 1862 e il 1874). Si notano tuttavia due varianti: in anni successivi il raccordo da S.Maria Novella verso Livorno venne portato più a nord, e soprattutto l’attraversamento in direzione Roma venne spostato grosso modo lungo il “viale militare”, realizzando la nuova stazione di Firenze Campo Marte (1896), che sostituiva quella di Porta alla Croce (il tracciato originale si intuisce oggi solo per l’andamento una via che segue la curva ferroviaria oltre Porta alla Croce).” da Stagniweb  
Qui sotto, un dettaglio della zona attorno alla stazione centrale.  
Nell’immagine sottostante puoi, invece, vedere dove si trovava la stazione di Porta alla Croce. Dedicata soprattutto alle merci, che poi entravano in città da Porta la Croce (ora in piazza Beccaria), era ubicata nel punto in cui oggi si intersecano viale Antonio Gramsci, viale Giuseppe Mazzini e viale Bernardo Segni. Serviva la Strada Ferrata Aretina, che correva lungo l’attuale via Scipione Ammirato. Fu anche capolinea della Tramvia del Chianti. La stazione venne demolita quando fu spostato il tracciato della linea ferroviaria e fu costruita, nel 1896, la stazione di Campo di Marte. Come puoi vedere nell’immagine, la ferrovia allora non correva parallela a via Masaccio (che a quel tempo non esisteva nemmeno) ma passava accanto al Cimitero della Misericordia (o dei Pinti), dove ora via Ficino incrocia con via degli Artisti. Più o meno, passava sulla mia casa!  Nella mappa, però, il cimitero della Misericordia è disegnato allo sbocco in via degli Artisti di via dei Della Robbia, mentre invece ti posso assicurare che esso è in piazza Augusto Conti, dove sbocca via Ficino. Quindi, la mappa è imprecisa, ma il luogo in cui la ferrovia transitava è comunque molto vicino al cimitero.  
Le vetture
Vetture. Esse si trovano nelle piazze principali, come quelle della Signoria, del Duomo, di S. Trinita ecc. La spesa pel trasporto di un baule monta a 50 cent. Omnibus. Si trovano alla stazione e nelle piazze principali. Nei giorni festivi la corsa è pagata a 15 cent., negli altri a 10.  
Alle carrozze del trasporto pubblico (i legni) penso di dedicare uno dei prossimi numeri della newsletter. Ho ritrovato il regolamento col quale il Comune aveva disciplinato il servizio ai tempi dell’Unità. Per quel che riguarda, invece, gli omnibus, antenati dei nostri autobus, ti rinvio a questo articolo che ho pubblicato sul mio sito.   
Alberghi, ristoranti e altro
Alberghi. La Pace in piazza Manin; – l’ltalia in Borgognissanti; – la Nova York sul Lungarno; – Hotel de la Ville, piazza Manin; – lnghilterra,, via Panzani; – Vittoria, Lµngarno; –Gran Brettagnq, Lungarno; – Washingtown, Lungarno; – Nord, piazza ,S. Trinita; – Universo, Corso Vittorio Emanuele; – Pension Thuillier, via Garibaldi; – Hotel Anglo Americaine, via Garibaldi; – Europa, via Tornabuoni; – Pension Suisse, via Tornabuoni; –Ville de Paris, via della Spada; – Leon bianco, via della Vigna Nuova;· – Pensione Inglese, via del Sole; – Pensione Americana, via della Vigna Nuova; –Città di Roma, piazza S. Maria Novella; –Ctttà di Milano, via dei Cerretani; – Parlamento, dietro al palazzo Vecchio; – Hotel Central, via dei Leoni; – della Luna, via Condotta; – Rossini, via del Proconsolo; – Città di Genova, via Por S. Maria; – Porta Rossa, via omonima; – Stella d’Italia, in via Calzaiuoli; – Patria, in via Calzaiuoli; – Fenice , via Calzaiuoli; –La Nazione vicino alla ferrovia; – Fontana via dei Castellani; – Bonciani, via Panzani; – Scarpa, via S. Maria Novella ecc. Ristoratori. Doney, via Tornabuoni; –la Toscana, via Calzaiuoli; –Caffè di Parigi, via Cerretani. Vengono poi il Rossini, la Patria, la Stella, la Fenice, il caffè delle Alpi, il Leon Bianco, la città di Parigi ecc. Caffè. Doney in via Tornabuoni; –di Parigi, via dei Cerretani; di Flora, via del Proconsolo; – del Parlamento, via dei Leoni; – il Piccolo Elvetico, vicino alla piazza del Duomo; –delle Alpi, in piazza S. Maria Novella; –dei Risorti, in via Cavour; –del Ferruccio, in via Por S. Maria; –Wital, via Por S. Maria. Birrarie. Birraria Cornelio, vicino alla piazza di S. Lorenzo; –Birraria Gilli, in piazza della Signoria. Librai. Bettini, via Tornabuoni; – Loescher, nella stessa via; Bocca, via dei Cerretani; –Goodban, in piazza S. Trinita; –Paggi, in via del Proconsolo ecc. Gabinetto di lettura Vieusseux; in piazza S. Trinita.  
Concludo riportando questi elenchi di locali e negozi che comprende molti nomi storici ed evocativi.  Molti di essi meriterebbero approfondimenti importanti e conto di farlo, più avanti. Spero che le informazioni tratte da questa guida ti abbiano portato un po’ a respirare la vita di Firenze al tempo della Capitale. A me, quell’effetto lo hanno fatto.  
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ATTORNO ALLE MURA DI FIRENZE (4) – Le diacciaie e il gioco del pallone” Fra San Gallo e Pinti, c’eran le diacciaie, dove nell’inverno parecchi ragazzi, i quali si scordavano d’andare a scuola, o di tornare a bottega, vi si recavano invece a fare gli sdruccioloni sul ghiaccio che spesso a un tratto si rompeva, facendoli cascar nell’acqua con la cartella dei libri che molti non abbandonavano – per amore allo studio – nemmeno in quel salutare esercizio! Quando poi tornavano a casa, eran riscaldati dalle nerbate – che allora erano in uso quanto il desinare – perché i calzoni, i libri e i quaderni tutti fradici, facevan pur troppo la spia della forca fatta, come si usava dire nel gergo scolaresco, quando si salava la scuola. Nell’estate, le diacciaie, recinte da una specie di anfiteatro, servivano per il giuoco del pallone, antica passione dei fiorentini, presso i quali fin dai primi tempi della repubblica era in voga il giuoco della palla. I ragazzi delle famiglie nobili e del medio ceto, nell’ore in cui i babbi e le mamme facevano il sonnellino del dopo desinare. andavano a giuocare nelle strade meno frequentate, o lungo le mura, senza dar noia a nessuno, come pur troppo fecero dopo i ragazzacci della strada, che giuocaron dappertutto con grande molestia dei cittadini. E qui torna a verso di ricordare che per il giuoco del pallone furono appassionatissimi anche i principi di Casa Medici, i quali si davano premura di far venire a Firenze i più famosi giuocatori che venivano da loro spesati di tutto punto, pagati lautamente e mandati poi via con dei regali di molto valore. Avviene spesso di trovare notato in qualche diario, o cronaca del tempo mediceo, taluna di queste compagnie di giuocatori celebri. Generalmente si giuocava dal canto del palazzo Strozzi, fino alla colonna di Santa Trinita. Nel 1618 il granduca Cosimo II fece venire in Firenze i giuocatori più rinomati di tutta l’Italia, e furon da lui spesati in diverse case con magnifiche tinellate. Questi giuocatori furono: un certo Francesco Armentini d’Ancona, un tale de’ Benedetti di Venezia, ed altri d’Osimo, di Faenza, di Bagnacavallo e della Lombardia. “E perché detti forestieri si lamentavano del lastricato, al quale non erano usi, S. A. fece accomodare la strada nel luogo della battuta, con mattoni cotti, in coltello; e vi furono molti che batterono fino a ottanta passi, dal palazzo degli Strozzi fino al Canto de’ Minerbetti”. Quelli venuti di fuori giuocavano anche con più giuocatori di Firenze, tra cui quattro furono i più famosi cioè: il “Bicchieraio” detto per soprannome il Barba; Anton Maria, cuoco del cardinal de’Medici, detto il Pallaio; un tale de’ Ceccherelli cittadino e setaiolo; ed un fratello del “Bicchieraio” soprannominato Napoli, il quale aveva un braccio storpiato e rattratto; e quando giuocava lui, il Granduca andava sempre a vederlo, nel borgo di Santa Trinita. Il Granduca vi assisteva in carrozza chiusa fra Via Porta Rossa e Parione; ed i lanzi facevano il servizio perché nessuno occupasse quel tratto di Via Tornabuoni dove si giuocava, che rimaneva affatto libera. Dalle finestre – con le impannate alzate a guisa delle gelosie delle persiane – dei palazzi e delle case, una folla di dame e di gentiluomini godeva quello spettacolo di cui ognuno andava matto. I giuocatori – come si rileva da una tempera esistente in un palazzo di proprietà Giuntini, riprodotta dalla fotografia Alinari – erano otto, quattro per parte e vestiti di bianco, con un costume perfettamente uguale a quello ancora in uso. Alla fine d’ottobre del 1628 “non essendo più la stagione propizia per giuocare al pallone, i giuocatori di fuori se ne tornarono alle loro patrie”. Ma prima che partissero, il Granduca fece loro il regalo di una collana d’oro, a chi di scudi dugento e chi di centocinquanta. “Sicché – dice il cronista che fa gli occhioni – poteron molto contenti, tornare alle loro case”. Nel 5 ottobre del 1693 si trova notata una grande partita di sfida fatta dai giuocatori fiorentini, col consenso del gran principe Ferdinando, primogenito del granduca Cosimo III, fanatico di questo giuoco.li Principe fece mettere il giuoco del pallone appiè del Ponte Santa Trinita fino al Canto di Parione; ed egli con la principessa Violante e con tutta la Corte, vi assisté dal Casino de’ Nobili, sull’angolo del Lungarno. Le finestre delle case, dice il cronista inorridito, furon pagate perfino due zecchini l’una. Undici lire e venti centesimi di moneta nostra! I giuocatori venuti per questa sfida furono, nientemeno che il dottore Sansoni di Bologna, “con altri due suoi paesani ed un veneziano”. I fiorentini erano Antonio Cocchini, detto il Bacchettone; un tale Francesco staffiere di Corte detto Pericolo; un altro staffiere detto Bobi ed un cacciatore del Granduca detto Momo. Vinsero i bolognesi, ed il Gran Principe regalò ad essi cento doppie per uno: ma al dottore Sansoni, che era stato il battitore, oltre le cento doppie, gli regalò anche un anello di brillanti di passa mille scudi di valore! Epperò faceva il giuocator di pallone, invece del dottore!… Prima che guadagnasse cento doppie e l’anello di brillanti con la sua bravura di medico, avrebbe empito chi sa quanti cimiteri! I giuocatori fiorentini che furono i perditori, ebbero ciascuno cinquanta doppie di regalo. Tanto fu il fanatismo destato da questa sfida, che “il divertimento fu replicato per tre giorni consecutivi”. E il dottor Sansoni che tastava meglio il polso a’ palloni che a’ malati, fece sempre da battitore e i bolognesi rimasero vincitori. Non so se in seguito i fiorentini prendessero per battitore un avvocato!”

Così Giuseppe Conti, nel suo FIRENZE VECCHIA, STORIA – CRONACA ANEDDOTICA – COSTUMI (1799-1859), descrive la vita attorno alle mura della città, prima della loro demolizione.
Nell’immagine: Porta San Gallo

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  Forse ti può essere utile  
  Una bella mappa di Firenze del 1876  
Nel fare ricerche relative alla stazione di Porta alla Croce mi sono imbattuto in un sito dove sono riportate delle “Mappe Vallardi”, tra le quali quella sopra, di Firenze. Se ti interessa puoi aprire il link e scaricarti la mappa ad alta risoluzione. Puoi anche usare una funzione di “zoom interattivo” che permette di ingrandire le zone che ti interessano.  In questa pagina viene spiegato come il titolare del sito ha acquisito le mappe “Vallardi” di varie città italiane e ci sono i link per poterle consultare.  Il sito Stagniweb è di Giorgio Stagni, appassionato di ferrovie: “A novembre 2017 il sito contiene circa 7900 foto ferroviarie e di paesaggio, incluse le cartoline storiche. Almeno 2150 foto sono state scattate usando solo la bici e il treno. Altre 1300 sono state scattate usando solo i mezzi pubblici. Le didascalie di tutte le foto, complessivamente, formerebbero un volume di 350 pagine A4. Contiene inoltre 330 mappe storiche, le cui didascalie ammontano a 65 pagine A4, e 200 foto di modellismo. Le gallerie fotografiche di ogni tipo (foto, mappe, modellismo, ecc.) sono 340. Il codice sorgente che genera le gallerie fotografiche è disponibile per il libero uso in altri siti. Lo spazio totale occupato dal sito è di 3,61 GB, suddivisi in 25.500 file.” Le mappe disponibili di Firenze sono: Firenze, 1870 (grande). Mappe Vallardi 1870  Firenze, 1870. Mappe Vallardi 1870  Firenze, 1922 – TCI, Guida d’Italia Città italiane, anni ’20   Buona visione!  
Grazie
Grazie per il tempo che hai dedicato a questa lettura. Spero che la newsletter ti sia piaciuta.  Se mi fai sapere che ne pensi, te ne sarò grato. Ogni suggerimento per migliorare mi aiuterà moltissimo.  Alla prossima!  
  Vuoi leggere i numeri precedenti di questa newsletter? Qui sotto trovi i link per leggere i numeri già usciti  

N. 1 – Firenze sotterranea Il celebre libro di Jarro sulla misera vita nel Ghetto 

N. 2 – La scuola dei ladri Aneddoti e storie tratte dal libro Firenze Sotterranea di Jarro  
 
N. 3 – Le luci di Firenze Le prime illuminazioni pubbliche fiorentine

N. 4 – La Lionese e Firenze: luci e ombre (letteralmente) L’arrivo dell’illuminazione a gas e di quella elettrica
 
  N. 5 – Gli ambasciatori in Firenze Capitale Il turco, l’inglese, il francese e molti altri

N. 6 – L’ambasciatore delle foreste Uno dei padri dell’ambientalismo stava a Firenze
 
  N. 7 – I vecchi fiorentini secondo Collodi Collodi rimpiange fiorentini di una volta, ora scomparsi

N. 8 – Una casa fiorentina Dove si inizia a descrivere una casa dell’Ottocento  
  N. 9 – Vacanze toscane La prima parte della rassegna fotografica dei luoghi di villeggiatura toscani

N. 10 -Vacanze toscane, da Livorno in giù Altre vecchie cartoline dei luoghi di villeggiatura toscani   

N. 11 I luoghi innominabili I luoghi innominabili di una casa fiorentina dell’Ottocento

N. 12 Del Lei e del Voi L’uso del Lei e del Voi ai tempi di Firenze Capitale  
  N. 13 – In treno con Collodi Un Romanzo in Vapore: lo strano libro del giovane Lorenzini

N. 14 -Con Collodi fino a Livorno Firenze è piccola  

  Speciale Befana Le violente Befane fiorentine

Speciale Carnevale I davvero turbolenti carnevali fiorentini  
  N. 15 – Un ragazzino in Firenze capitale Memorie lontane di Guido Nobili

N. 16 – Piazza Indipendenza: rivoluzioni e sassaiole Rivoluzioni e sassaiole in Piazza Indipendenza  

  N. 17 – Un amore di ragazzino La triste fine di un giovane amore

N. 18 – Una guida di Firenze Capitale Una guida turistica del 1871  

N. 19 – Una guida di Firenze Capitale: continuando a visitare la capitale
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