I pericoli e le insidie delle presentazioni di libri

 

Brano tratto da Indietro non si può, romanzo facente parte del  Progetto SESSO MOTORE di Sergio Calamandrei


 

Arturi e i pericoli delle presentazioni

4 marzo 1996 – lunedì – pomeriggio

Le presentazioni dei libri mi sono sempre piaciute ma, a volte, nascondono insidie.

Benché fossi alquanto angustiato dalla piega che stava prendendo la faccenda della morte del conte Puccetti e, in generale, da ogni cosa che riguardava Sonia, alla fine decisi di andare alla presentazione del libro del nuovo autore della Torrini Editrice.

Pensai che non potevo negarmi l’unica soddisfazione che forse stava per arrivarmi in questi ultimi mesi e che dovevo quindi attaccarmi il più possibile alla scrittura e a quello di buono che poteva darmi. Avevo finalmente una possibilità concreta di pubblicare un romanzo e non me la dovevo lasciar scappare, a costo di frequentare un farabutto come il Torrini, che forse era un ladro … (omissis: evitiamo di spoilerare eccessivamente)…

Ero arrivato quindici minuti dopo l’orario fissato per l’inizio della presentazione, immaginando che l’incontro cominciasse con il solito quarto d’ora di ritardo.

Lì per lì temetti di aver sbagliato giorno perché, a parte i pochi clienti della libreria che giravano tra gli scaffali, non vidi nessuno. Alla fine notai che, disperse al centro di una delle sale, c’erano una trentina di sedie vuote e un tavolo. Intuii il pericolo imminente, ma prima che me la potessi filare venni bloccato da un elegantissimo Torrini che comparve d’improvviso da dietro uno scaffale.

– Buon pomeriggio – disse, muovendosi leggero, fasciato da un bell’abito blu. Mi prese a braccetto e mi condusse verso un eterogeneo terzetto di persone che provvide a presentarmi.

Quello più alto, tra i cinquanta e i sessant’anni, con un maglione sportivo arancione, era l’autore, Oscar Fappani. C’era poi Raffaele Blasi, anch’egli non giovanissimo, scrittore e critico letterario a me fino a quell’istante ignoto, che fungeva da presentatore. Il gruppo era chiuso dalla co-presentatrice, Dalia Perotti, un donnino secco e occhialuto in tailleur grigio, professoressa di italiano in un liceo classico.

Venni presentato loro come futuro autore della Torrini Editrice e tutti mi sommersero di complimenti e di congratulazioni.

Un po’ frastornato, mi lasciai condurre fino a una poltroncina in prima fila e l’editore mi spinse a sedere dicendo: – Ora che è arrivato, possiamo cominciare.

Mi guardai intorno, furtivo, mentre, l’autore, il presentatore e la co-presentatrice facevano cenno a Torrini di raggiungerli e sedersi anche lui al tavolo posto di fronte alla platea delle seggiole.

Mi resi conto che il pubblico era costituito dal sottoscritto e da una vecchietta. Quelli dietro al tavolo ci battevano in numero per quattro a due.

Dissi a Torrini: – A dire il vero, sono passato solo per fare un saluto; dovrei andare – e accennai ad alzarmi. Ma l’editore rimase in piedi, chinato su di me, senza lasciarmi lo spazio per sollevarmi dalla sedia.

– No, resti qui, Arturi; mi faccia questo favore. Non si lasci scoraggiare dal poco pubblico. Magari, ora che cominciamo, si siede anche qualcuno dei clienti della libreria.

– Ma c’è solo quella signora che, mi par di aver capito, è la madre del Fappani.

Torrini sorrise e fece un ampio e vago movimento con la mano.

– Va benissimo così – rispose. – Le presentazioni non si fanno per illustrare l’opera a quelli che vengono, ma perché si sappia che la presentazione c’è stata. È tutto un modo per far parlare in giro del libro. Serve anche quello.

– Ci sono solo io, in pratica.

– Siamo professionisti, noi: le presentazioni si fanno anche per una sola persona. Lo show deve andare avanti.

– Non si farebbe prima se l’autore mi portasse al bar e mi offrisse un aperitivo?

L’editore rise, quindi mi fece l’occhiolino e raggiunse il tavolo. Senza sedersi, afferrò il microfono e iniziò a parlare.

– Buonasera e grazie a tutti gli intervenuti. L’autore che presentiamo oggi è Oscar Fappani, al suo primo romanzo. Il titolo è: Rompere le palle è un’arte, che Fappani ha voluto dedicare a sua moglie… che mi dispiace non vedere tra i presenti.

– Ha saputo ieri della dedica – disse lo scrittore.

– E lei è ancora vivo? – chiese Torrini. Poi aggiunse: – Commenteranno quest’opera il grande Raffaele Blasi, che non ha certo bisogno di presentazioni, e la professoressa Dalia Perotti.

Sin dal primo momento avevo individuato nell’insegnante una possibile fonte di noia mortale, ma presto mi accorsi di aver sottovalutato il pericolo rappresentato dal Blasi.

Il critico prima fece un confuso discorso per cercare di inquadrare il romanzo nell’ambito di certi filoni della letteratura moderna. Riuscii solo a capire che si trattava di un romanzo di formazione, inserito, però, in un contesto matrimoniale, e che Fappani doveva aver copiato di brutto temi e linguaggio da due o tre scrittori, che peraltro io odiavo.

Quindi Blasi domandò al romanziere come mai avesse iniziato a scrivere solo in età avanzata.

– Prima avevo altro da fare – rispose Fappani, e tutti trovammo tale motivazione assolutamente esauriente.

Gelato da questa risposta, Blasi tornò a magnificare il romanzo.

Rompere le palle è un’arte è un’opera che mi ha sconvolto nel profondo. L’autore ci regala sorprese e colpi di scena come solo i grandi sanno fare. Ad esempio: chi poteva immaginare che un personaggio in apparenza così solare e positivo come Irnerio potesse nascondere… – Fappani spalancò la bocca e gli occhi, si volse verso Blasi e gli lanciò uno sguardo disperato. L’altro non fece una piega e continuò: – … un segreto così angoscioso; una ferita derivante dal passato che rovescia completamente l’ottica con cui vanno valutate tutte le azioni che egli ha posto in essere con apparente generosa bontà nei precedenti capitoli. – Blasi si guardò intorno soddisfatto e, alla fine, notò la faccia sconsolata dell’autore. Aggiunse: – Ma forse, come mio solito, ho detto troppo.

No, hai detto tutto, pensai.

– E che dire del sorprendente doppio finale? – riprese il presentatore.

– Forse anche niente – lo interruppe, pronto, Torrini. – Non vorremmo togliere a coloro che acquisteranno oggi il libro – e mi guardò – il piacere di scoprire come si conclude la vicenda.

– Già, una chiusura davvero insolita… – insistette Blasi, ma venne subito interrotto dalla co-presentatrice e dall’autore che si protesero entrambi per sottrargli il microfono. Alla fine, fu la donna a impadronirsi dell’apparecchio.

– Buonasera – iniziò. – Sono davvero lieta di essere qui. Dovete sapere che, quando il caro Saverio mi ha contattato per condurre questo incontro, ancora non avevo avuto il piacere di conoscere Oscar Fappani…

Detti un’occhiata al caro Saverio e mi chiesi fino a che punto si fosse sacrificato per ottenere la disponibilità di quella donnina che certo dimostrava il doppio degli anni che aveva.

La professoressa si dilungò per almeno cinque minuti a descriverci nei minimi dettagli le modalità con cui era giunta a contatto con Fappani e il modo attento nel quale aveva letto il libro. Sentii mancarmi l’aria e feci un paio di respiri profondi con le fauci spalancate. La Perotti continuò implacabile a illustrarci per altri tre minuti buoni come avesse, a suo tempo, conosciuto l’editore. Estasiata di sé, la professoressa ci parlò poi del suo rapporto con la letteratura e di quanto fosse complesso insegnare agli studenti ad apprezzare la lettura.

Quando ormai non ci sperava più nessuno, la presentatrice iniziò a dire due parole su Rompere le palle è un’arte, titolo della cui verità, dopo aver ascoltato il suo intervento, nessuno avrebbe potuto dubitare.

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– Questo libro mi ha affascinata perché si svolge su più piani di lettura. È anche una specie di gioco metaletterario che coinvolge il lettore. Nel romanzo riecheggiano idee e, talvolta, esplicite citazioni di illustri scrittori o pensatori, ai quali l’autore rende tributo. Tra questi, vorrei analizzare in particolare la chiara influenza che è stata esercitata su quest’opera da parte di Schopenhauer.

– Di chi? – fece l’autore.

– Sì, del grande filosofo tedesco. Alcune delle sue idee riaffiorano qua e là, dimostrando il gigantesco amore e la devota ammirazione che l’autore ha certo nei confronti di questo grand’uomo. Ci dica, Fappani, qual è il rapporto tra lei e Schopenhauer?

Lo scrittore deglutì e si voltò intorno in cerca di aiuto.

Il critico Blasi fece finta di nulla e si adagiò comodo sulla spalliera della sedia. Torrini rimase con lo sguardo fisso sul pubblico, ovvero su di me.

– Allora… – cominciò lento l’autore, maledicendo tra sé la Perotti e tutti i presenti. – Schopenhauer… Certo, ogni scrittore attinge in modo conscio o inconscio dai maestri che l’hanno preceduto. Come diceva un noto filosofo di cui in questo momento mi sfugge il nome, noi siamo nani che per vedere lontano si arrampicano sulle spalle dei giganti. Io mi sono ispirato agli autori che più mi hanno colpito e sui quali mi sono formato: Susanna Tamaro, Wilbur Smith, Beppe Severgnini…

– No, ma io volevo proprio sapere di lei e Schopenhauer, perché certi richiami alle idee di questo grande mi hanno davvero colpito.

– Ad esempio? – chiese speranzoso Fappani, intravedendo la possibilità che quella stronza gli fornisse finalmente un elemento da cui partire per dire qualcosa.

– Ad esempio: il rapporto tra il fenomeno e il noumeno. Il protagonista del suo romanzo, con la sua ansia e impellenza di conoscere il noumeno è una vera è propria esemplificazione del concetto di animale metafisico illustrato da Schopenhauer.

– Direi proprio di sì – commentò Blasi, togliendo di bocca in questo modo a Fappani l’unica risposta che era venuta in mente al povero autore.

Seguirono alcuni penosi momenti di silenzio, poi lo scrittore fece: – In fondo siamo tutti animali… Ma, io sono fermamente convinto che chi scrive debba avere uno stretto rapporto di scambio col lettore; vorrei allora sentire la voce del pubblico; qualcuno ha delle domande da fare?

Abbassai lo sguardo come quando c’era da essere interrogati a scuola. Per fortuna si alzò un uomo di mezza età che, non so quando, si era seduto in una delle sedie dell’ultima fila.

– Buon pomeriggio, io non ho letto il libro, ma ne ho sfogliate alcune pagine nel corso della brillante esposizione della professoressa Perotti. Bene, volevo chiedere una cosa… È stato detto che la vicenda si svolge nel 1980, vero? – Fappani confermò con un cenno del capo. Lo spettatore fece un sorriso cattivo, da squalo che punta la preda, e riprese a parlare. – Bene: a un certo punto ho visto che c’è una scena in cui una ragazza, per sfuggire alle insistenze del suo ex fidanzato, entra nella sua Fiat Ritmo e fa scattare la chiusura centralizzata… Bene: le prime Ritmo ad avere le chiusure centralizzate e gli alzacristalli elettrici, furono le Super 75 e le Super 85 che nel 1981 sostituirono le versioni Targa Oro e 75. Quindi: una Ritmo del 1980 non poteva avere la chiusura centralizzata. Mi pare un’incongruenza non da poco. Il libro andrebbe ritirato e corretto.

Fappani, in quel preciso momento, si rese conto di aver sbagliato del tutto a pensare che la parte più difficile dell’attività di scrittore fosse lo scrivere. Gemette e disse: – Io ho avuto una Ritmo con la chiusura centralizzata, anche se non mi ricordo bene in che anno l’ho presa. Cioè… Lì è una scena drammatica, la protagonista si doveva chiudere di corsa in macchina, altrimenti l’ex la riempiva di botte.

– Vabbè, però sulle Ritmo del 1980 la chiusura centralizzata non c’era!

– Ringraziamo il signore per la sua preziosa precisazione – disse Torrini. – Ne terremo conto nelle edizioni successive. Altre domande?

Mi guardai intorno. L’esperto delle Ritmo si agitava sulla poltroncina con una faccia tra l’imbronciato e lo schifato. In piedi, da un lato, era apparso il ragazzo palestrato col codino che già avevo incrociato a villa Puccetti e alla Torrini Editrice. Lo fissai per un istante, poi distolsi rapido lo sguardo. Che ci faceva qui quella specie di culturista che al massimo doveva aver letto in vita sua un fumetto giapponese con le donnine nude?

Intanto Fappani si era infine appropriato del microfono e stava iniziando a spiegare il significato di Rompere le palle è un’arte. Doveva essere anche interessante, ma non lo stetti ad ascoltare. Gettai un’altra occhiata al codino. Si era tolto il giaccone ed era rimasto con una t-shirt bianca attillatissima che metteva in risalto i pettorali. Era abbronzato di pura lampada e ascoltava l’autore con aria annoiata e un po’ sprezzante, piantato sulle gambe e con le braccia incrociate.

La presentazione andò avanti un altro quarto d’ora, raggiungendo l’audience massima quando il pubblico arrivò alle cinque persone. Alla fine, Torrini riprese la parola.

 … (omissis: evitiamo di spoilerare eccessivamente)…

Rimasi imbambolato sulla sedia per un po’, mentre tutti si alzavano.

Mi riscossi solo quando Fappani e Blasi si fermarono vicino a me a commentare l’incontro.

– Almeno una ventina di persone mi avevano assicurato che sarebbero venute – si lamentò l’autore.

Il critico allargò le braccia. – È sempre così – cercò di consolarlo. – Dicono tutti che vengono e poi non c’è mai nessuno. Peccato, perché è stata una presentazione interessante, mi pare.

Fappani annuì.

Mi alzai e feci i complimenti allo scrittore.

– Se vuole una dedica… – azzardò lui, accennando alla pila di esemplari di Rompere le palle è un’arte che giaceva intatta sul tavolo della presentazione.

– La ringrazio, ma ho dimenticato a casa la copia che ho già comprato – risposi, mentendo senza pudore per non essere costretto ad acquistare il libro.

Mi sganciai subito dai due, girai alla larga dalla professoressa e andai in cerca di Torrini che era sparito. Dopo un po’ lo vidi in una saletta secondaria, che stava venendo cazziato dalla direttrice della libreria, una bella signora platinata, alta, massiccia e con una quarta abbondante.

– Questa è l’ultima presentazione che ti faccio fare qui! – stava scandendo la bionda, pur cercando di mantenere basso il tono di voce. – Tutte le volte mi porti quattro gatti! È uno squallore; mi intristisci i clienti!

– Dai, Rosaria, io faccio del mio meglio… Anche voi potreste pubblicizzare un po’ più questi incontri.

– Non mi venire a dire stronzate. Noi pubblicizziamo le tue presentazioni quanto quelle dei grandi editori. Ma tu mi porti ogni volta due o tre spettatori. Adesso basta!

– Dai, ti prego… Rosina.

Torrini stava sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi per cercare di calmare la direttrice. Pensai che lei l’avrebbe impalato da lì a trenta secondi, ma ancora una volta dimostrai di non capire nulla delle donne. Lui prese una della mani della bionda tra le sue e lei, pur continuando a insultarlo, iniziò a sembrare meno convinta. Poi il bell’editore le si accostò e le sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire, anche perché mi era venuto istintivo spostarmi dietro a uno scaffale, in modo da poter occhieggiare non visto. Torrini continuò a parlarle quasi nell’orecchio e ben presto la direttrice si rabbonì e iniziò a sorridere e a lasciarsi scappare una risatina. Infine disse qualcosa come: – Saverio, ti devi far perdonare – e si diresse verso una porta su cui c’era scritto “Ingresso riservato” trascinandosi dietro l’editore.

Dopo che la porticina si fu chiusa alle spalle dei due, uscii da dietro lo scaffale e la raggiunsi.

Mi guardai intorno. Nella saletta non c’era nessuno del personale, solo un paio di clienti distratti.

Contai fino a trenta, poi aprii la porta ed entrai.


Brano tratto da Indietro non si può, romanzo facente parte del  Progetto SESSO MOTORE (l’amore, il sesso, la ricchezza: cosa davvero fa girare il mondo?)

CopSessoMotore1_15x21Piatto72M

Youcanprint Self-publishing, 2014

ISBN 978-88-91134-26-4

pagg. 288 – € 14,90

Disponibile anche in ebook a € 1,99

I libri cartacei facenti parte del Progetto possono essere richiesti in libreria o acquistati cercando Sergio Calamandrei sul sito di Youcanprint o su tutti gli store on line (questo, per esempio, è il link per acquistarli su IBS).

Le versioni ebook possono essere acquistate su tutti gli store on line (questi, ad esempio, sono i link per acquistarli su Amazon, per acquistarli su Kobo e per acquistarli su Ultima Books)

I due ebook SESSO MOTORE 3: IL MESTIERE PIÙ BELLO DEL MONDO  SESSO MOTORE 4: ASSAGGI GRATIS li puoi scaricare gratis, senza registrazione, dalla pagina Ebook gratis del mio sito.

SESSO MOTORE 1: INDIETRO NON SI PUÒ

Il romanzo che indaga sul mondo dei libri antichi e dell’editoria moderna e sul perché si faccia così poco all’amore.

1995: mentre i cellulari stanno iniziando a creare un nuovo modo di vivere, l’investigatore privato fiorentino Domenico Arturi ha cinquantacinque anni e non è felice; gli pare però una buona idea evitare di peggiorare la situazione stando alla larga da ogni relazione sentimentale che possa turbare il suo equilibrio. Ma la sua aspirazione a un mondo in cui il sesso non sia legato al sentimento entra in crisi quando la giovane e bella vedova di un conte ucciso in circostanze poco chiare lo incarica di recuperare un prezioso libro del Settecento sparito dalla biblioteca di famiglia. La vedova corrisponderebbe alla donna ideale di Arturi perché rivendica con orgoglio il proprio diritto di fare l’amore con chi più le aggrada e lo mette abbondantemente in pratica. Solo che lo fa con altri, più giovani e belli di Domenico. E poi: basterebbe ad Arturi fare solo il sesso con lei per essere felice?

Domenico si complica ulteriormente la vita perché il principale indiziato del furto è un affascinante libraio antiquario che conduce, tra mille difficoltà, anche una piccola casa editrice e l’investigatore cede alla tentazione di proporre proprio a lui il romanzo che da sempre desiderava pubblicare.

Alla fine, Arturi risolverà i tanti misteri che ruotano attorno alla vedova ma per farlo dovrà addentrarsi in un mondo di relazioni pericolose, che mai avrebbe voluto affrontare.

 

Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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