Ricchezza e potere sono sexy – #SM2 post n. 20

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


PARTE 4 – Il motore immobile – La soluzione

Nessuna donna fa un matrimonio d’interesse: tutte hanno l’accortezza, prima di sposare un milionario, d’innamorarsene.
(14 aprile 1941)

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)

Cosa vogliono le donne: la ricchezza e il potere sono sexy

Mediamente i ricchi, maschi e femmine, sono più belli dei poveri. Non è solo che sembrano più belli perché mangiano meglio, curano la salute e si vestono alla moda, sono proprio effettivamente più belli dal punto di vista genetico. Questa osservazione pare poco politicamente corretta ma ha una spiegazione logica: i ricchi sono più belli perché le famiglie benestanti migliorano continuamente il loro patrimonio genetico dato che con una certa frequenza i loro maschi sposano donne povere ma belle (e talvolta le loro femmine sposano uomini poveri ma belli). I ricchi di solito si sposano tra loro, ma se scelgono un povero quasi sempre se lo prendono bello. Quando ciò accade si verifica un duplice effetto: migliora il corredo genetico dei ricchi e viene depauperato quello dei poveri. Mi assumo la responsabilità dell’affermazione che i ricchi siano più belli geneticamente; per il momento non ho ancora letto di alcuno scienziato che l’abbia espressamente detto. Comunque, il fatto che i maschi ricchi sposino spesso donne belle è accertato nell’esperienza comune e, in ogni caso, è stato verificato sperimentalmente (NOTA 60). Del perché gli uomini desiderino avere come partner donne attraenti si è già parlato: quella che noi chiamiamo bellezza è in realtà la somma di tanti indizi di salute e gioventù, quindi di alto valore riproduttivo. I maschi mettono un buon aspetto fisico ai primi posti tra le qualità richieste nella compagna quando devono sceglierla sia per una relazione a breve termine, sia per una relazione di lunga durata. Anche la personalità della partner ha sempre rilevanza, mentre l’affidabilità e la fedeltà vengono considerate di primaria importanza se si deve affrontare una relazione di lungo periodo e contano molto meno nei rapporti brevi o occasionali (anzi, in taluni casi la percezione, giusta o errata, di una facile accessibilità di una donna è elemento di attrazione per un maschio (NOTA 61)).
L’aspetto fisico dell’uomo ha invece molta meno importanza per le donne, che ricercano sempre più o meno le stesse qualità in un compagno, sia per le relazioni a breve che per le relazioni di lungo periodo. Infatti, le femmine hanno una gravidanza di nove mesi e un figliolo da accudire per diversi anni a prescindere dal fatto che il padre sia il marito o uno sconosciuto incontrato una sera in discoteca.
L’elevato investimento parentale che grava sulla donna rende necessario che esse siano molto oculate nella scelta del compagno (NOTA 62). Le nostre antenate hanno quindi sviluppato degli adattamenti che le portano a preferire gli uomini che mostrano segni di volontà e capacità di impegnarsi a lungo termine.
La volontà di impegnarsi è stata chiamata amore.
La capacità di impegnarsi l’hanno i maschi che attualmente possiedono o che potenzialmente potranno possedere in futuro risorse (NOTA 63).

Partiamo dal discorso delle risorse, per toglierci subito il pensiero.

La preferenza femminile per i maschi che hanno maggiori capacità di procurarsele è documentata in varie specie. Si pensi all’averla, un già citato uccello che vive nel deserto del Negev. Nella stagione degli amori i maschi accumulano prede e le espongono nei loro territori, infilzate nelle spine. Le femmine visitano i territori dei vari maschi e poi scelgono per l’accoppiamento quelli che hanno i depositi più grandi. Per essere sicuri che le scelte delle averle siano dettate da considerazioni materiali, dei crudeli ricercatori sono andati a spostare delle prede dai territori dei maschi migliori a quelli dei più scarsi. Questi ultimi hanno beneficiato di una stagione degli amori favolosa mentre i derubati, benché sani, robusti e belli, sono rimasti a bocca asciutta (NOTA 64).


La preferenza delle donne per gli uomini in grado di fornire risorse alla compagna e ai figli probabilmente è una delle prime che si siano sviluppate e risale a dei progenitori da noi molto distanti nell’albero evolutivo. Sul perché nella specie umana siano principalmente i maschi a procurarsi e a disporre delle risorse ci sarebbe parecchio da dire e forse non tutto è ancora stato chiarito. Si pensi all’immagine comunemente diffusa delle donne raccoglitrici che rimangono nei pressi dell’accampamento e si procurano bacche e frutti accudendo nel frattempo i cuccioli, mentre gli uomini si allontanano per cacciare. Sembrerebbe che il grosso del cibo lo procurino i maschi, invece alcune osservazioni sulla resa della caccia nelle poche popolazioni selvagge ancora esistenti dimostrano che il cacciatore, che la maggior parte dei giorni non porta a casa niente, in media ogni giorno si procura meno calorie di quello che fa la moglie raccogliendo costantemente quantità di cibo minori ma sicure. Il cibo raccolto dalle femmine spesso comprende anche proteine ed è dotato di una varietà nutrizionale tale da soddisfare ogni esigenza. Non è ben chiaro quindi il vero motivo per cui gli uomini perdano tempo a cacciare invece che mettersi a raccogliere frutti pure loro come le mogli. Anche perché è stato osservato che quando i cacciatori riescono a prendere qualcosa, i tre quarti della preda vengono spartiti con persone estranee alla famiglia, e non solo con chi potrebbe un altro giorno ricambiare ma anche con altri cacciatori notoriamente scarsi; in pratica, con chi passa casualmente nelle vicinanze. Presumibilmente il vero scopo dell’uomo cacciatore è di praticare un’attività che occasionalmente gli procuri delle ampie eccedenze di cibo che possa regalare (la raccolta invece, ha una resa costante ma bassa e difficilmente produce eccedenze di cibo rispetto a quello necessario per la sopravvivenza). Mediante la distribuzione della cacciagione i maschi incrementano il proprio status e ottengono maggiori favori sessuali anche da altre donne (che glieli forniscono in virtù del loro alto status e/o in cambio di porzioni di cibo). Inoltre, può essere molto importante il fatto che con la caccia gli uomini sorveglino il territorio e si allenino alla guerra (NOTA 65). Infine, aggiungerei, non è da trascurare il vantaggio che così il maschio ha una valida scusa per stare fuori casa, lontano dalla moglie e dai bambini.


A prescindere dai complessi motivi per cui si è venuta a formare questa specializzazione, in sostanza nella nostra specie era l’uomo che disponeva delle risorse (presumo abbia influito anche il fatto che, a prescindere da chi materialmente portasse a casa il cibo, i maschi avevano poi la forza fisica per difenderlo e impedire che altri se ne appropriassero). Le nostre antenate dunque dipendevano dai maschi per la propria sopravvivenza e per quella dei figli. Era quindi per loro importante cercare di avere relazioni a lungo termine con uomini che potessero essere buoni procacciatori di risorse.
Non vorrei che a questo punto qualche lettrice si indispettisse pensando che io sostenga che le donne preferiscono legarsi ai ricchi perché vanno in cerca dei loro soldi. Sostenere questo sarebbe un modo per banalizzare in maniera caricaturale quanto sostenuto dalla psicologia evoluzionistica; equivarrebbe a dire che questa scuola sostiene che le donne sono tutte puttane perché guardano soltanto al denaro e gli uomini sono tutti porci perché pensano sempre e solo al sesso. La realtà è più sottile: l’evoluzione ha dotato maschi e femmine di adattamenti mentali finalizzati al raggiungimento del medesimo obiettivo: il successo nella selezione sessuale e naturale. Solo che gli adattamenti degli uomini sono differenti da quelli delle donne perché i due sessi, per le loro diverse caratteristiche fisiche e per il diverso peso della gravidanza, hanno individuato come ottimali due ben distinte scale di ponderazione dei fattori importanti nella scelta del partner.
Le donne quindi, sempre parlando in termini di media statistica e con tutte le variabilità del caso, quando decidono di avere una relazione di lungo periodo con un uomo benestante lo fanno non tanto perché stanno a pensare freddamente che così si godranno la bella vita, ma perché sono intimamente ed effettivamente attratte dai soggetti dotati di risorse. Questa preferenza ha portato al successo riproduttivo di tante delle loro antenate da diventare un tratto costitutivo degli istinti delle femmine della nostra specie. Allo stesso modo, quando un uomo s’innamora di un paio di bei seni, non fa che seguire le preferenze per i segnali di fertilità che gli sono state trasmesse dai suoi progenitori. Queste diverse preferenze tendenziali dei due sessi possono essere descritte in maniera semplificata da un paio di frasi che ho già menzionato. Una è la citazione di Pavese proposta all’inizio del capitolo e che ripeto qui per chi non l’avesse notata: “Nessuna donna fa un matrimonio d’interesse: tutte hanno l’accortezza, prima di sposare un milionario, d’innamorarsene.” L’altra frase è invece di incerta origine: “Gli uomini sono tutti dei porci”, ma è certo antichissima; per logica deve essere nata per forza dopo la scoperta del linguaggio simbolico e, sempre per logica, probabilmente nell’alto Oleocene quando i primi agricoltori addomesticarono i cinghiali e nacquero i porci (i più antichi resti fossili del maiale sono stati rinvenuti nel Turkestan e risalgono al 6.500 a.C.).

Naturalmente, la scelta del partner non si basa mai su una sola caratteristica (o, almeno, non dovrebbe) perché ogni individuo è dotato di molteplici qualità e difetti e ognuno di noi quando seleziona la persona con cui accompagnarsi fa valutazioni estremamente complesse, su cui incidono tantissimi fattori. La psicologia evoluzionistica si è limitata a individuare, con rigore scientifico, quelli ritenuti mediamente più importanti per ogni sesso. E direi che le sue conclusioni coincidono con quelle dell’esperienza comune.

La preferenza delle donne per partner di lungo periodo dotati di risorse o con buone prospettive economiche future è documentata da numerosissime ricerche.

Buss nel 1989-90 fece un ampio studio crossculturale su 10.047 individui appartenenti a 37 culture sparse in sei continenti, giungendo alla conclusione che: “Donne provenienti da tutti i continenti, da diversi sistemi politici (inclusi comunismo e socialismo), da tutti i gruppi etnici e religiosi e da tutti i sistemi di scelta del partner (dalla poliginia (NOTA 66) estrema alla supposta monogamia) attribuivano maggior valore agli uomini con buone prospettive economiche. Nel complesso le donne valutavano l’importanza delle risorse economiche il doppio di quanto facevano gli uomini” (NOTA 67). Le femmine attribuiscono molta importanza anche all’intelligenza del partner, che è “una capacità altamente predittiva di reddito e di status occupazionale”.
Un altro fattore tenuto in considerazione è lo status sociale dell’uomo. Un alto status sociale attribuisce in ogni civiltà un ampio accesso alle risorse e quindi questa preferenza è solo un altro aspetto con cui si manifesta quella per le buone capacità economiche. Allo stesso modo, sono collegati a quella preferenza primaria anche quelle per uomini dotati di ambizione e operosità e quella per compagni un po’ più vecchi (è stata riscontrato che la differenza di età considerata ottimale dalle donne varia dai due ai cinque anni a seconda delle culture) (NOTA 68). All’aumentare dell’età dell’uomo è infatti solitamente collegato un aumento del suo reddito e del suo status sociale.
Per le donne, ma anche per gli uomini, è poi importante che il partner sia affidabile e dotato di stabilità emotiva o maturità. Queste due qualità, dal punto di vista femminile, garantiscono che le risorse giungano in famiglia in maniera costante nel tempo e che non siano sviate altrove.
Come detto, tutte le qualità sopra indicate paiono far capo all’obiettivo evolutivo della donna di avere un compagno che sia capace di fornire risorse. Le femmine umane poi, come accade anche nelle altre specie, hanno preferenza per i soggetti che abbiano buone caratteristiche fisiche. Uomini alti e robusti forse un tempo erano apprezzati perché potevano procurarsi molto cibo cacciando, ma presumibilmente erano utili anche per la protezione che potevano assicurare. Buone capacità atletiche sono inoltre sintomo di buono stato di salute. Altezza e prestanza fisica sono quindi considerate “belle” dalle donne, come lo sono la simmetria e la mascolinità che rivelano salute e presenza di buoni geni. Valgono qui le stesse considerazioni fatte per le preferenze degli uomini: le femmine attribuiscono importanza ai fini del giudizio di bellezza di un maschio a tutti quegli elementi fisici che sono espressione di buona salute. In particolare, per quel che riguarda la preferenza femminile per uomini che abbiano una marcata mascolinità è stato osservato che tale caratteristica deriva dalla alta produzione di testosterone. Il testosterone danneggia il sistema immunitario per cui soltanto i soggetti più sani possono permettersi di sostenere durante lo sviluppo elevati livelli di questo ormone. Gli altri, più deboli, sono costretti a ridurre la produzione di testosterone e avranno quindi volti con caratteri meno marcatamente mascolini.

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NOTA 60 – Dice Buss al riguardo, PE pag. 109: “Diversi studi sociologici hanno esaminato il ruolo dello status occupazionale di un uomo come fattore collegato all’attrazione fisica della donna che sposa (Elder, 1969; Taylor e Glenn, 1976; Udry e Eckland, 1984). Gli uomini con uno status occupazionale elevato sono in grado di sposare donne che sono considerevolmente più attraenti dal punto di vista fisico di quanto facciano gli uomini con uno status occupazionale più basso. Dunque la posizione occupazionale di un uomo sembra essere il miglior predittore dell’attrazione della donna che sposa.” 

NOTA 61 – Le donne quando cercano di mettere in cattiva luce di fronte a un uomo una concorrente spesso la accusano di scarsa moralità e di promiscuità, ben sapendo quanto sia importante la fedeltà femminile per i maschi che cercano una compagna di lungo periodo. Purtroppo talvolta in questo modo ottengono l’effetto di rendere interessante l’avversaria agli occhi dell’uomo, se questi è invece alla ricerca di una relazione occasionale.

NOTA 62Per maggiori approfondimenti su questo punto vedi l’appendice LA LOTTA TRA I SESSI. Buss PE pag. 61, al riguardo osserva che sulla base della teoria della selezione sessuale e della teoria dell’investimento parentale di Trivers si può prevedere che il sesso che fa maggiori investimenti nella progenie sarà più selettivo nella scelta del partner mentre i membri del sesso che investe di meno nella discendenza dovranno affrontare una maggiore competizione tra loro per arrivare ad accoppiarsi. Nella specie umana le femmine hanno un maggiore investimento parentale obbligatorio anche se comunque nelle relazioni a lungo termine entrambi i partner investono molto sui figli: in questi casi la teoria dell’investimento parentale prevede che entrambi i generi siano molto selettivi e accorti nelle loro scelte.

NOTA 63 – Buss PE pag. 63 indica i problemi adattivi femminili nella scelta di un partner a lungo termine e le conseguenti preferenze che si sono evolute. Dal problema adattivo di selezionare un compagno in grado di investire si sono evolute le preferenze per i partner con buone prospettive economiche, status sociale, età più avanzata, ambizione, operosità, taglia, forza e capacità atletiche. Da selezionare un compagno che voglia investire: affidabilità e stabilità (che sono indici di impegno e amore) e interazioni positive con i bambini. Da selezionare un compagno che sia in grado di dare protezione fisica alla donna e ai figli: taglia (altezza), coraggio, capacità atletiche. Da selezionare un compagno con buone capacità genitoriali: affidabilità, stabilità emotiva, gentilezza, interazioni positive con i bambini. Da selezionare un compagno compatibile: valori simili, età simile, personalità simile. Da selezionare un compagno sano: attrazione fisica, simmetria, buono stato di salute, mascolinità. 

NOTA 64 – Buss PE pag. 62. 

NOTA 65 – Diamond pag. 107 e ss. nel capitolo A cosa servono gli uomini.

NOTA 66 – La poliginia è la relazione poligamica che nasce tra un maschio e più femmine. Se invece una donna ha più mariti si parla di poliandria. Poligamia è un termine generico che comprende entrambi i casi.

NOTA 67 – Vedi Buss PE pag. 64 per la citazione e per un ampio elenco di ricerche. 

NOTA 68 – Buss PE pag. 68.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


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Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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