Come è nata la gelosia – #SM2 post n. 16

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


La gelosia

L’adulterio e il furto del partner sono stati comportamenti sempre presenti anche nella nostra specie e hanno quindi rappresentato un problema evolutivo ricorrente dato che impediscono di avere discendenti dal compagno o dalla compagna a suo tempo scelto o scelta proprio perché aveva un soddisfacente potenziale riproduttivo. L’evoluzione naturale ha quindi selezionato gli individui che presentavano una serie di adattamenti utili per ridurre i rischi di infedeltà del partner. Dato che i nostri avi erano un po’ più sofisticati degli uccelli, è nata così la gelosia.
A dire il vero, la gelosia esiste anche in altri animali; le averle sono uccelli e in alcune loro specie, se la femmina si allontana molto, quando lei ritorna il maschio inizia a inseguirla e a beccarla violentemente (NOTA 43). Per certi versi, pure l’uomo pratica il mate guarding e la tattica delle copule ripetute (purtroppo senza raggiungere la stessa efficienza ripetitoria di taluni pennuti).

Poiché il maschio ha paura specialmente dell’infedeltà sessuale (che può portarlo a mantenere inconsapevolmente un figlio che non è suo) mentre la femmina teme soprattutto il coinvolgimento emotivo con un’altra donna (che può dirottare altrove le risorse che il partner altrimenti dedicherebbe a lei e ai suoi figli), ciascun sesso ha sviluppato una maggiore sensibilità nell’individuare indizi del tipo di tradimento più temuto (NOTA 44). Naturalmente, il fatto che ogni sesso tema più un certo tipo di tradimento non significa che l’altro genere di infedeltà venga tollerato: è noto che nelle relazioni quasi sempre attrazione sessuale e attrazione emotiva si mescolano con vari gradi che poi possono variare nel tempo; nel dubbio, quindi, vengono avversati radicalmente entrambi i tipi di infedeltà.
Per quel che riguarda l’infedeltà sessuale, magari concretizzatasi in un solo occasionale rapporto, si può dire che l’uomo la perdona (se la perdona) con estrema difficoltà, dato che la fedeltà e l’affidabilità sono tra le caratteristiche che per lui hanno più importanza nella scelta della compagna nelle relazioni di lunga durata (NOTA 45). Anche la donna perdona l’infedeltà sessuale (se la perdona) con grandissima difficoltà perché non si rende conto di quanta poca importanza l’uomo possa talvolta dare a un rapporto carnale; lei invece lo interpreta sempre come sinonimo di coinvolgimento affettivo e quindi di elevato rischio di essere abbandonata del partner.

Dal punto di vista psicologico, la richiesta di fedeltà assoluta può essere letta come una manifestazione della personalità infantile presente in ognuno di noi. Secondo Eric Berne, fondatore negli anni Cinquanta dell’analisi transazionale (NOTA 46), esistono tre stati dell’Io: il Bambino, l’Adulto e il Genitore. Il Bambino è caratterizzato dalla paura, dal bisogno di protezione, dalla dipendenza e non è psicologicamente autosufficiente; l’Adulto è indipendente, competitivo, centrato sul soddisfacimento dei propri bisogni e autosufficiente; il Genitore è sicuro di sé e capace di dedicarsi agli altri. Volendo banalizzare, quando un individuo deve affrontare una situazione, o una interrelazione con un altro, si attiva automaticamente in lui lo stato dell’Io che dovrebbe essere più efficace per risolvere quel problema o quella transazione. Se un individuo non ha avuto una crescita psicologica equilibrata, uno dei tre stati dell’Io tenderà ad attivarsi in continuazione, anche a sproposito, oppure ci sarà uno stato dell’Io che non riesce mai ad attivarsi, anche quando sarebbe necessario. Se ciò accade con continuità siamo in presenza di una nevrosi.
Non è questa la sede per illustrare nel dettaglio l’analisi transazionale e le varie caratteristiche dei tre stati dell’Io, per quello ti rimando ai libri citati in nota; mi limito qui a segnalare che la richiesta di fedeltà e di dedizione esclusiva può essere vista come espressione tipica del Bambino che pretende sempre che gli altri si dedichino a lui in continuazione e teme sopra ogni altra cosa di essere abbandonato perché si ritiene non in grado di sopravvivere da solo, senza appoggiarsi a qualcuno (NOTA 47). L’Adulto, invece, teoricamente può vivere meglio una relazione senza fedeltà perché ritiene che un rapporto non debba essere una dipendenza ma possa essere una transazione dalla quale ognuno trae piacere. La personalità adulta non teme la solitudine e gli individui in cui questa è prevalente sono quelli che maggiormente adottano strategie sessuali a breve termine. Dato che i tre stati dell’Io in una persona equilibrata si dovrebbero alternare a seconda delle circostanze, in un buon rapporto di coppia ci saranno momenti in cui il Genitore di uno dei partner aiuta il Bambino dell’altro a superare le difficoltà e viceversa, in cui gli Adulti a turno portano avanti la baracca, in cui i due Bambini giocano insieme (e tra i vari giochi ci può anche rientrare il sesso). Ma se uno dei partner è permanentemente centrato su una personalità, e quindi nevrotico, possono sorgere grandi problemi. Il nevrotico Adulto, in sostanza, pensa solo ai fatti suoi e quindi è poco affettivo e a forte rischio di infedeltà; il nevrotico Bambino è anche peggio perché richiede continuamente dedizione, affetto e aiuto mentre lui non dà in cambio nulla. Il problema della società moderna occidentale (e in particolar modo di quella italiana) è che la maggior parte degli individui sono più o meno dei nevrotici Bambini perché in questo comodissimo mondo non sono mai stati svezzati e abituati ad affrontare le difficoltà (NOTA 48). Di conseguenza nell’ambiente sociale moderno e in particolare nei paesi del mammismo, la fedeltà, che è la qualità più apprezzata dal nevrotico Bambino, è santificata e considerata un valore primario. L’abbandono non è poi tollerato, non è considerato una libera scelta dell’altro individuo che deve essere rispettata, e pertanto siamo pieni di uomini Bambini che ammazzano le donne che li hanno lasciati e siamo pieni di mogli Bambine che dopo la separazione dedicano la loro vita esclusivamente a rendere un inferno la vita dell’ex marito.

Riassumendo, la fedeltà è contro la natura umana dato che sia l’uomo sia la donna sono biologicamente portati a essere infedeli; ciò è particolarmente accentuato nel maschio che, non essendo gravato dal fardello della maternità, può trarre grandi vantaggi dalla infedeltà con costi minimi (NOTA 49). Esistono tuttavia dei meccanismi innati che ci portano ad adottare dei comportamenti che servono a ridurre i rischi di infedeltà del partner: l’infedeltà è biologicamente una figata se la faccio, ma è un danno se la subisco. In questo senso si può dire che essere fedeli è più una limitazione della libertà impostaci dall’altro e dalla società che un desiderio e una scelta propria. Liberandosi dei condizionamenti ancestrali che spingono a ridurre la libertà del partner, una coppia potrebbe scegliere se considerare o meno la fedeltà come una delle componenti fondamentali del loro rapporto (NOTA 50). Questo ragionamento non può essere assolutamente accettato dalle persone in cui è prevalente la personalità infantile che richiede una totale dedizione e teme l’abbandono. È difficile da accettare anche per tutti gli altri, comunque vincolati dai meccanismi inconsci nati per proteggere il nostro possesso sul partner che siamo riusciti ad accaparrarci (o che vorremmo avere) e, soprattutto, imbevuti fin dalla nascita di una cultura che anche nel campo dei rapporti affettivi ha sempre privilegiato il concetto di proprietà rispetto a quelli di libertà e rispetto. Io stesso, che sono razionalmente ben convinto di quanto ho scritto, godrei ben poco e soffrirei assai se la mia donna venisse a dirmi che intende divertirsi un po’ con un altro (NOTA 51). Diciamo che il mondo ideale, verso il quale dovremmo andare, è ancora ben lontano da quello in cui siamo immersi.


NOTA 43 – Vedi Pilastro pag. 133.

NOTA 44 – Vedi Buss PE pag. 252 dove vengono descritte le differenze di genere nella gelosia (l’esistenza di tali differenze è peraltro messa in discussione da altri studiosi), e vengono descritti il maggior “bias di sovrapercezione dell’infedeltà” degli uomini rispetto a quello delle donne, le tattiche e i comportamenti di conservazione del partner, l’influenza su queste tattiche dell’età e attrattività fisica del partner, del suo reddito e status sociale.

NOTA 45 – Per questo, soprattutto in passato, è stata data importanza alla verginità e al fatto che la ragazza non avesse manifestato tendenze alla promiscuità prima del matrimonio: si tratta in entrambi i casi di indizi di una tendenza alla futura fedeltà.

NOTA 46 – Dall’opera di Berne (vedi per approfondimenti Eric Berne, 1964, A che gioco giochiamo? Bompiani, 2000) sono derivate molteplici scuole teoriche e i suoi concetti sono stati ampiamente utilizzati, in maniera talvolta estremamente semplificata, dall’editoria divulgativa americana per realizzare testi di auto-aiuto; vedi Thomas A. Harris I’m Ok – You’re Ok, 1967, in italiano Io sono Ok, ti sei ok, Guida pratica all’analisi transazionale, 1974 Rizzoli, riedito varie volte BUR. Una interessante rielaborazione delle idee di Berne, alla quale mi rifaccio ampiamente nel testo, è quella di Giulio Cesare Giacobbe che ha scritto vari libri divulgativi, tra cui segnalo in particolare i pluriediti Alla ricerca delle coccole perdute, Casa Editrice Ponte alle Grazie S.r.l., 2004 e Come fare un matrimonio felice che dura tutta la vita, Oscar Bestseller Mondadori, 2009.

NOTA 47Questa, in particolare, è l’interpretazione che dà Giulio Cesare Giacobbe, vedi pagg. 55 e ss. e 69 e ss. di Come fare un matrimonio felice che dura tutta la vita, Oscar Bestseller Mondadori, 2009.

NOTA 48E le coppie sono quindi spessissimo formate da due nevrotici Bambini che hanno scambiato l’altro per un Genitore da cui trarre affetto. Naturalmente è davvero precario l’equilibrio di una coppia formata da due persone che si appoggiano l’una all’altra perché nessuna delle due è capace di stare in piedi da sola. Quando una delle due capisce che l’altra non è in grado di dargli tutto il sostegno richiesto, scatta la famosa frase “tu non sei come io credevo” (o: “tu sei cambiato/a” mentre in realtà l’altro/a non è cambiato/a affatto, era stato/a solo percepito/a erroneamente) e cominciano i guai. Vedi Giulio Cesare Giacobbe, Alla ricerca delle coccole perdute, pag. 186.

NOTA 49 – Nel maschio è più accentuato rispetto alla femmina anche l’effetto gallo (detto anche effetto Coolidge): un fenomeno presente in molti mammiferi per cui un individuo che già si è accoppiato mostra un rinnovato interesse sessuale se gli viene sottoposto un nuovo partner. Esiste quindi una spinta, soprattutto nei maschi, verso la ricerca della varietà delle compagne. Il gallo può accoppiarsi anche sessanta volte in un solo periodo degli amori. Ma se ha a disposizione una sola gallina non si accoppia mai più di cinque volte in un giorno, dopo perde ogni interesse per quella partner. Però, appena gliene danno un’altra riparte per altri cinque rapporti. E così via, dato che la sua natura gli dice che dopo cinque volte la femmina o è già stata fecondata o non lo sarà più. L’effetto gallo lo si rileva anche nei montoni e nei tori (che arrivano a sette rapporti prima di perdere interesse per la vacca). L’effetto gallo è presente nella nostra specie, soprattutto nel maschio che si rinvigorisce assai se varia la partner. Per questo agli uomini, anche monogami, fa piacere che la loro compagna ogni tanto dia loro l’impressione di essere un’altra, presentandosi con qualche novità, come un nuovo completino sexy o qualche variazione nel trucco o nei capelli. Vedi Allan e Barbara Pease, Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere, quarta edizione BURbig giugno 2010, pag. 188.

NOTA 50 – Visto che non mi voglio far mancare niente, per segnalare il fatto che certe teorie circolino nel mondo da sempre (pur conscio che varie altre idee del Marchese sono indubbiamente poco condivisibili) riporto questa citazione di Donatien-Alphonse-François De Sade da La philosophie dans le boudoir del 1795 : “Non si può mai esercitare un atto di possesso su un essere libero; sullo stesso piano possedere una donna in esclusiva è ingiusto quanto possedere degli schiavi. […] Nella purezza delle leggi di natura una donna non potrà giustificare il rifiuto posto a chi la desidera con l’amore che ha per un altro, perché si tratta di un motivo di esclusione e nessun uomo può essere escluso dal possesso di una donna, essendo evidente che ella appartiene indubbiamente a tutti gli uomini. L’atto di possesso può essere esercitato soltanto su un immobile o un animale, mai su un nostro simile”.

NOTA 51 – Non sarebbe neanche giusto che la promessa di fedeltà reciproca che nella maggior parte dei casi è una delle condizioni che sono state alla base della nascita di un rapporto stabile, venga disconosciuta da uno solo dei partner senza il consenso dell’altro. L’eventuale decisione di intraprendere il cammino verso un mondo diverso andrebbe presa dalla coppia di comune accordo.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


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Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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