Casanova e la sua follia

L’autobiografia di Casanova è un libro bellissimo che non cessa mai di stupire e divertire. Io ne ho letta una versione ridotta che arriva solo alla sua giovinezza ma non escludo di leggerne l’imponente versione integrale (il manoscritto originario, acquistato nel 2010 dalla Biblioteca nazionale di Francia, è di più di 3.700 pagine). Un riassunto della vita di Casanova è in questo ricco articolo di Bruno Medicina: Il segreto di Casanova.

In Indietro non si può (SESSO MOTORE 1) ho voluto rendere omaggio a Casanova inserendo una prima edizione delle sue memorie tra i libri che l’investigatore Domenico Arturi nota visitando insieme al suo assistente Carboni la biblioteca della bella contessa Sonia.

casanova

– Un volume così piccolo è facile da rubare – osservai. Quindi presi in mano il primo di una serie di dodici tomi con legature in cuoio di color granata. – Mentre invece questi, le Memorie di Casanova, pur se delle stesse dimensioni, sono troppi per poterseli infilare nelle tasche del cappotto.
Passai a Carboni l’autobiografia di Casanova che l’aprì e lesse, stupito: – “Aus den Memoiren des Venetianers Jacob Casanova de Seingalt…”. Ma è in tedesco!
– Già! – disse Sonia, prendendo il libro. Tradusse: – “Dalle memorie del veneziano Giacomo Casanova de Seingalt, o la sua vita come l’ha messa in iscritto lui a Dux in Boemia. Dal manoscritto originale a cura di Wilhelm Von Schütz.” È la vera prima edizione delle Memorie scritte da lui medesimo, pubblicata a Lipsia in tedesco dal 1822 al 1828.
– Le aveva scritte in francese, vero? – chiesi.
– Sì. – Alla contessa brillavano gli occhi. – Era una lingua più diffusa a corte rispetto all’italiano e Casanova ci teneva a scrivere un libro che avesse successo e tramandasse ai posteri la leggenda della sua vita. Fece bene, perché in questo modo la sua autobiografia entrò a far parte della letteratura francese che allora andava per la maggiore. – Il suo neo tirabaci ballava allegro. – Peccato: se Casanova avesse scritto in italiano senza dubbio sarebbe considerato il nostro migliore prosatore della sua epoca.

– Comunque questa, che è la prima edizione delle Memorie, è uscita in tedesco – precisai.
– Sì; è una storia complessa. Casanova le scrisse in francese in Boemia dove era finito in miseria a fare il bibliotecario al servizio del conte Waldstein. Trascorse gli ultimi anni a redigere le sue memorie; un’opera immane: più di millenovecento fogli scritti su entrambe le facciate. D’altronde il caro Giacomo di cose da raccontare ne aveva parecchie. – Sonia sorrise, maliziosa. – Morì nel 1798, senza riuscire a finire l’autobiografia. Una ventina d’anni dopo il nipote vendette il manoscritto all’editore Brockhaus di Lipsia che lo fece tradurre in tedesco e lo pubblicò. La prima edizione in francese non fu però di Brockhaus.
– Già – la interruppi. – C’è la famosa storia dell’edizione pirata del 1825.
Ledger-CasanovaCarboni ci ascoltava, affascinato e un po’ confuso. – I pirati? – chiese.
La contessa annuì. – Davvero, in editoria di pirati ce ne sono sempre stati… Il povero Casanova aveva voluto scrivere in francese, ma la sua prima pubblicazione in Francia fu la ritraduzione non autorizzata in francese dell’edizione tedesca. – La vedova scosse la testa e io me la immaginai vestita come una damina del Settecento, con le crinoline e il suo bel vitino stretto. Sarebbe stata uno spettacolo. Non avrebbe neanche avuto bisogno di mettere un neo finto. Continuò: – L’edizione originale francese fu pubblicata da Brockhaus a partire dal 1826. La curò Jean Laforgue che la rimaneggiò parecchio eliminando molti passi ritenuti lascivi o troppo cinici. Lo stesso fecero i successivi curatori, così alla fine sono apparse circa cinquecento versioni diverse dell’autobiografia. Solo nel 1960 la casa editrice Brockhaus ha pubblicato la versione integrale del manoscritto.
– È un’esperta di Casanova, Contessa – osservai.
Lei sorrise. – Amo Giacomo da morire. Aveva un suo modo allegro e leggero di affrontare la vita, facendo cazzate in continuazione senza curarsi delle conseguenze… Per certi versi, forse, siamo simili. Uno degli scrittori a cui l’editore Brockhaus fece vedere il manoscritto prima di acquistarlo disse: “L’uomo è matto, ma la sua vita e il modo di raccontarla stupefacente.” – Chiuse gli occhi un istante, prima di aggiungere: – Mi sarebbe proprio piaciuto incontrarlo, quel veneziano.
Sonia aveva uno sguardo rapito che mi fece male. Ma provare gelosia per uomo morto da secoli mi sembrò una cosa troppo cretina e quindi mi sforzai di dirottare la mia attenzione su tutti quei bei libri antichi che mi circondavano.

Foto: Heath Ledger as Casanova

Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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