Come smettere di essere infelici (e salvare il mondo) – #SM2 post n. 23

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


Come smettere di essere infelici (e salvare il mondo)

Dunque ecco spiegato perché, invece di dedicarsi alla ricerca della felicità, gli uomini si sfiancano per raggiungere ricchezza e potere e le donne si stressano per voler apparire sempre belle e giovani: perché l’evoluzione naturale ci ha plasmati in questo modo e stiamo continuando a seguire, senza neanche capire perché, gli stessi istinti che hanno determinato il clamoroso successo della specie umana nel colonizzare capillarmente il nostro pianeta.
Ma dopo aver fatto un doveroso applauso ai nostri antenati che ci hanno messo nelle condizioni di poter progettare di espanderci con colonie fino a Marte, mi chiedo se continuare a vivere in questo modo abbia ancora un senso.
Guardiamo un po’ attorno: nessuna specie ha mai avuto un successo simile al nostro (NOTA 83). Abbiamo da guardarci solo dai virus, per il resto abbiamo sconfitto ogni altro nostro predatore. I topi e qualche altro insetto sono ampiamente diffusi nel mondo ma nessuna specie ha la capacità di colonizzazione della nostra.


Non è solo una questione di primeggiare tra le specie: noi abbiamo un rapporto diverso con la natura. Fino a diecimila anni fa anche i Sapiens vivevano nella natura di cui facevano parte. Sfruttavano le risorse esistenti come fanno tutti gli animali ma non alteravano più di tanto l’ecosistema esistente (NOTA 84). Con l’agricoltura, l’allevamento e poi l’industria, l’umanità ha cambiato il suo rapporto con la natura, portandosi al di fuori di essa e adattandola alle proprie esigenze. I contadini hanno sempre dovuto combattere contro le avversità naturali e fin dall’inizio della storia hanno selezionato le sementi modificando così le piante. Lo stesso trattamento è stato riservato al regno animale. Nella Genesi, 1:27 è illustrato il modo con cui i discendenti dei primi agricoltori dovevano vedersi: “Dio disse […] proliferate, moltiplicatevi, e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate […] su tutti gli animali che si muovono sopra la terra.” (NOTA 85)
E noi, effettivamente, siamo riusciti a dominare la natura, anzi, l’abbiamo proprio sventrata.

Siamo stati così bravi che abbiamo perfino cambiato le regole con le quali partecipiamo al gioco della selezione naturale.

Qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri istinti che adesso abbiamo gli anticoncezionali che ci consentono di separare il sesso dalla riproduzione e che abbiamo i test del DNA che ci consentirebbero in ogni caso di capire chi è il padre di un bambino, se la cosa dovesse continuare ad interessarci.
Ma soprattutto qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri istinti due concetti fondamentali: che ormai la selezione sessuale non esiste più e che, in ogni caso non avrebbe più alcuno scopo, perché tanto abbiamo cessato di evolverci come specie.
La selezione naturale e sessuale non esiste più perché essa si basava su una serie di meccanismi ormai superati. Il primo era che solo i cuccioli più forti riuscivano a sopravvivere fino all’età riproduttiva. Ora, perlomeno nel mondo occidentale, ciò non è più vero: per fortuna i progressi dell’igiene e delle sanità hanno ridotto enormemente il rischio di morte per malattia e l’abbondante disponibilità di cibo evita che i meno fortunati muoiano di fame. Quindi all’età riproduttiva arrivano praticamente tutti, sia che abbiano geni buoni, sia che abbiano geni meno buoni. La diffusione della monogamia, pur permanendo un’ampia variabilità nel successo sessuale, impedisce che pochi maschi di qualità superiore si accaparrino tutte le donne. Ma, soprattutto, la relativa ricchezza del nostro mondo fa sì che la maggior parte degli uomini possa comunque permettersi di sposarsi e di avere figli. Si potrà verificare quel fenomeno di cui ho già parlato, per cui i geni migliori si concentreranno nelle famiglie ricche, ma i geni che potremmo definire “cattivi” continueranno a proliferare in grande abbondanza, anzi, saranno presenti nella maggior parte della popolazione (NOTA 86).
Nel nostro mondo moderno, manca poi un elemento che favoriva il miglioramento della specie, ovvero l’isolamento delle popolazioni. Per una mutazione, anche benefica, è molto più semplice diffondersi se la popolazione a cui appartiene l’individuo in cui si è manifestata è piccola e isolata. Nelle popolazioni numerose l’inerzia della massa genetica è maggiore e ogni variazione si perde, affoga e viene riassorbita nella media (NOTA 87). Oggi gli scambi tra i popoli sono continui e, se da un lato è vero che abbiamo un mescolamento di geni che può favorire qualche miglioramento, è anche indubbio che nel medio periodo si arriverà ad avere un’unica immensa popolazione meticcia tendente verso l’uniformità. Sarà un processo lungo, al termine del quale però sarà molto difficile ipotizzare ulteriori progressi naturali della specie umana.
L’unica evoluzione che a quel punto potremo avere sarà quella artificiale, dovuta alla manipolazione genetica. Non dubito che, visto l’andazzo dei nostri ultimi millenni, arriveremo prima o poi a praticare abitualmente anche la modificazione o la selezione del DNA umano.

Se questa è, a grandi linee, la situazione, se è vero che siamo una specie straricca che ormai si può fare beffe della selezione naturale e sessuale, mi spieghi perché dobbiamo continuare imperterriti a cercare di produrre sempre più risorse, distruggendo il nostro mondo, invece di goderci un po’ quello che abbiamo?

Ha senso che tu, io, tutte le persone che ci stanno intorno, siano represse sessualmente e infelici solo per mantenere in piedi un meccanismo evolutivo che ormai è impazzito e non ha più alcuna ragione di esistere?

So che è difficile superare gli istinti ancestrali che ci condizionano. Teniamoci di questi gli aspetti piacevoli, come il sesso, l’amore per il partner e per i figli. Ma cerchiamo di vivere tutto in modo più leggero, senza farci stressare. Ricchezza, bellezza, dominanza devono smettere di essere ossessioni. Ora che il meccanismo che sta dietro ai nostri affanni è più chiaro, ora che sappiamo che questo meccanismo non ha più molto senso, potremmo fare uno sforzo per creare una società più libera, che consumi e accumuli meno e che sia più capace di godersi gli aspetti piacevoli della vita. Forse tu e io siamo ormai stati irrimediabilmente condizionati dalla cultura in cui siamo cresciuti e per noi è difficile, ma abbiamo comunque l’obbligo di fare del nostro meglio per modificare queste regole superate e per far sì che i nostri figli vivano in un mondo diverso da quello assurdo che ci sta imprigionando.


NOTA 83 – Si dice che un tempo il mondo era dominato dai dinosauri; ma i dinosauri non erano un’unica specie. I paleontologi hanno identificato oltre 500 generi distinti e più di 1.000 specie di dinosauri non aviani, ai quali si devono aggiungere tutte le 9.000 specie di uccelli che da essi discendono. Noi Sapiens abbiamo sopravanzato anche tutte le altre specie di Homo, gli ultimi dei quali sono stati i Neanderthal. Non si sa bene se i Neanderthal si sono estinti perché surclassati dai Sapiens nello sfruttamento delle medesime risorse alle quali anch’essi concorrevano o se, più semplicemente, li abbiamo massacrati.

NOTA 84 – Ciò è vero in linea di massima; in realtà, gli uomini anatomicamente moderni quando si diffusero in Nuova Guinea e Australia e nelle Americhe sterminarono varie specie di grandi mammiferi che non avevano mai conosciuto l’uomo prima e non avevano imparato a temerlo. Questi animali che i nostri antenati fecero estinguere avrebbero fatto molto comodo alle popolazioni che vissero successivamente in quei paesi. Infatti, quando, in periodi variabili da zona a zona ma che si aggirano sui 10.000 anni fa, venne iniziato a praticare l’allevamento, la mancanza di bestie di grossa taglia da adibire ad animali da soma determinò un minore sviluppo delle parti del mondo in cui esse non erano più presenti. Vedi Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, 1997, Einaudi.

NOTA 85Secondo Nicolas Eldredgen (Dominion: Can Nature and Culture Co-Exist? Henry Holt and Company, New York, 1995) citato da Tattersall, pag. 196, questa è la più vibrante dichiarazione di indipendenza dalla natura mai pronunciata dall’umanità.

NOTA 86 – Che la specie umana sia arrivata, tramite la civilizzazione, a superare la selezione brutale dei meno adatti, lo diceva già lo stesso Darwin nel 1871 ne L’origine dell’uomo e la selezione sessuale. Riporto un brano spesso citato per accusare Darwin di rammaricarsi della tutela che accordiamo ai più deboli, mentre invece egli si limita, da scienziato, ad illustrare una situazione oggettiva. “Nei selvaggi le debolezze del corpo e della mente sono subito eliminate; quelli che sopravvivono, mostrano normalmente un vigoroso stato di salute. Noi uomini civilizzati, d’altra parte, facciamo di tutto per arrestare il processo di eliminazione; costruiamo asili per pazzi, storpi e malati; istituiamo leggi per i poveri ed i nostri medici esercitano al massimo la loro abilità per salvare la vita di chiunque fino all’ultimo momento. […] Così i membri deboli delle società civilizzate propagano il loro genere. Nessuno di quelli che si sono occupati di allevamento degli animali domestici dubiterà che questo può essere altamente pericoloso per la razza umana. […] L’aiuto che ci sentiamo costretti a dare a chi ne è privo è soprattutto un risultato incidentale dell’istinto di simpatia, che fu acquisito originariamente come parte del l’istinto sociale, ma in seguito reso, nel modo precedentemente indicato, più delicato e più diffuso. Non è neppure possibile frenare la nostra simpatia, anche quando urge un impellente motivo, senza un deterioramento della parte più nobile della nostra natura. […] Dobbiamo quindi sopportare l’effetto, indubbiamente cattivo, del fatto che i deboli sopravvivano e propaghino il proprio genere”. pagg. 115-116 L’origine dell’uomo e la selezione sessuale Newton Compton 1990, 1994, 2006. Brano riportato come trascritto, con possibili correzioni della traduzione da parte di Tort, in pag. 76 di Patrick Tort, Effetto Darwin. Selezione naturale e nascita della civiltà. Angelo Colla Editore, 2009. Secondo Tort, Darwin era o sarebbe stato profondamente contrario a quelle applicazioni del suo pensiero tese a giustificare la difesa della legge del più forte, il darwinismo sociale, il neo-malthusianesimo, l’eugenismo, il razzismo e il sessismo. Al contrario, riteneva che la civiltà e la solidarietà umana siano nate e si siano sviluppate in quanto selezionate dall’evoluzione. Per un essere individualmente debole come l’uomo, esse infatti erano il modo migliore di assicurare la sopravvivenza della specie, tramite la comunione degli sforzi e l’aiuto reciproco. In quest’ottica, il peggioramento della qualità media fisica dei membri della specie derivante dal salvare i più deboli è una piccola penalizzazione per la specie, ampiamente compensata dall’aumento della qualità morale degli individui e della società che ci consente di prosperare. In definitiva, per l’uomo è il processo di selezione naturale che porta a imboccare una via al termine della quale vi è l’eliminazione della selezione stessa. Nel caso della nostra specie, il trionfo definitivo del processo di selezione naturale è rappresentato dalla scomparsa del processo stesso.

NOTA 87 – Sull’importanza dell’isolamento di una popolazione per favorire l’evoluzione e la nascita di nuove specie, vedi Tattersall pagg. 85, 87, 93, 212.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


Tutti i diritti riservati all’autore. Questo articolo, naturalmente, può essere linkato; inoltre può essere citato, indicandone la fonte.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

 

Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *