Sergio Calamandrei

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Sergio Calamandrei

Sfida all’umanità

Sfida all’umanità. 10 racconti sull’Intelligenza Artificiale è una antologia su intelligenza artificiale e crimine, curata da Andrea Gamannossi e pubblicata da Mauro Pagliai Editore. Contiene il mio Sherlock contro Lupin.

Sfida all’umanità

10 racconti sull’Intelligenza Artificiale

a cura di Andrea Gamannossi

Mauro Pagliai, 2025
Pagine: 160
Caratteristiche: br., 12×17
ISBN: 978-88-564-0577-4

Collana: Giallo & Nero Tascabili / I colori del brivido, 1

Gli autori

Lino Addis – Milena Beltrandi – Alessandro Bini – Sergio Calamandrei – Vario Cambi – Davide Gadda – Andrea Gamannossi – Carlo Menzinger di Preussenthal – Paolo Romboni – Mirko Tondi

Con Andrea Gamannossi e molti di questi autori ho già collaborato nelle antologie Nero Urlante, Nelle fauci del mostro, Firenze in giallo e Misteri online.

La quarta di copertina

Cosa succederebbe se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata da una mente criminale? E se invece venisse impiegata per risolvere i casi più intricati? Domande come queste hanno ispirato i dieci racconti thriller che compongono la raccolta, ambientata in un mondo in cui la tecnologia diventa sempre più sofisticata e sempre più ingerente nella vita di tutti i giorni.
Tra robot poliziotti, occhiali intelligenti, androidi con sentimenti forse troppo umani e capi della sicurezza virtuali, l’IA mostra tutto il suo potenziale… ma anche la sua pericolosità.

 

Il mio racconto: Sherlock contro Lupin

Incipit

Firenze, un mattino di giugno del 2030

IL LUOGO DEL DELITTO

Quando arrivo, l’agente Rossi è con la schiena appoggiata accanto alla porta della villetta. Perso nei suoi occhiali, oscilla leggermente il naso, col classico movimento orizzontale.  Sta sfogliando le pagine.

“Rossi,” sibilo, “se ti ribecco ancora ad andare su Tinder mentre sei in servizio, te li brucio quegli smart glasses!

Si raddrizza, come se l’avessero frustato.

“Ma dottore, sono sul canale di servizio!”

“Dammi subito!”

Gli sfilo gli occhiali prima che possa disattivare l’app.

Nella trasparenza della lente sinistra c’è la foto di una quarantenne, ben dotata di davanzale, strategicamente evidenziato nell’inquadratura.

“Questa è una collega della centrale operativa?“ domando, rendendogli gli occhiali intelligenti.

“Ma, dottore, sono qui da mezz’ora a piantonare la porta!”

“Te li sciolgo nell’acido, Rossi. E non ti chiedi perché ti lasciano qui fuori a candire invece che farti entrare sul luogo del delitto? Fatti qualche domanda”.

Mentre varco la soglia mormoro “Caro” attivando il mio assistente personale, presente negli smart glasses. Ho scelto questa parola di attivazione perché così sono sicuro di non accenderlo per errore: io non chiamo nessun altro caro. “Creami un appunto che oggi ho beccato l’agente Carlo Rossi su Tinder mentre era in servizio”. La prossima volta gli faccio un richiamo scritto, penso. Questi occhiali ci stanno rincretinendo tutti.

“Appunto creato”. La voce calma di Caro risuona negli auricolari degli smart glasses. Ho scelto una voce maschile perché mi sembrava sessista che avessi al mio completo servizio una donna. C’è chi sostiene, invece, che scegliere una voce maschile è sessista perché significa ritenere più affidabile un uomo. Non lo so. L’ho scelta maschio; di voci femminili sempre intorno ho già quella dell’ispettrice Marina Paschi che, infatti, mi sta venendo incontro.

Le prime presentazioniSalva