Florence Dark Side
Florence dark side. La città e il suo doppio oscuro è una antologia di racconti gialli e noir ambientati a Firenze, curata da Mirko Tondi e Nicola Ronchi, pubblicata da I libri di Mompracem. Contiene il mio Cavalco con la pistola al fianco ambientato alle Cascine.

Florence Dark Side
La città e il suo doppio oscuro
a cura di Mirko Tondi e Nicola Ronchi
I libri di Mompracem, 2025
Pagine: 352
ISBN: 979-12-81701-27-4
Gli autori
Sergio Calamandrei, Renato Campinoti, Barbara Carraresi, Maurizio Castellani, Antonella Cipriani, Anna Crisci, Fabrizio de Sanctis, Cristina Gatti, David Ladisa, Nicoletta Manetti, Maila Meini, Claudia Muscolino, Chiara Miryam Novelli, Nicola Ronchi, Stefano Rossi, Mirko Tondi.
Il volume è arricchito dai disegni di Enrico Guerrini che puoi vedere in questo video.
La quarta di copertina
Firenze è una città strana. Sotto un’aura patinata e turistica, nasconde un sottobosco oscuro, teatro ideale per storie “nere”. Niente di più facile, quindi, che riunire un gruppo di amici, accomunati dalla passione per la cosiddetta “letteratura di genere”, e lasciarli liberi di sbizzarrirsi con l’unico vincolo dell’ambientazione.
Il mio racconto: Cavalco con la pistola al fianco
Incipit
Firenze, 2013
Cavalco, con la pistola al fianco, attraverso il parco delle Cascine di Firenze.
È sabato pomeriggio, è caldo, respiro polvere, il parco è un casino. Passo accanto al pratone occupato dai peruviani e mi concentro; li scruto con attenzione. Faccio rallentare il mio Pegaso, un castrato ungherese di settecento chili che monto da più di tre anni. Anche lui guarda i peruviani; saranno più di duecento; uomini, ragazzi, donne e bambini. Formano grandi capannelli; alcuni giocano a pallavolo, molti hanno vestiti dai colori sgargianti. I ragazzi sono i più pericolosi. Hanno la tendenza a formare gruppi organizzati, talvolta si ubriacano e scoppiano risse tra le diverse bande. Altre volte si scontrano con gli ecuadoriani. Fermo Pegaso, cerco di valutare quante bottiglie vuote sono abbandonate sul prato, quanto hanno bevuto. Mi pare che non ce ne siano troppe: proseguo. Arrivo al Piazzale del Re, che si allarga davanti alla Palazzina Reale, sede della facoltà di Agraria. Sotto il suo porticato verso sera ci sono dei prostituti, gestiti dai rumeni. Qualche volta girano per il parco in bicicletta cercando di adescare, sono senza vergogna: due giorni fa uno si è masturbato di fronte a un cliente, a pochi metri dai passanti. Ma con questo bel sole, ancora è presto per i prostituti, c’è troppo movimento. Il piazzale è intasato di macchine parcheggiate: questo è il parco più grande di Firenze. Nacque nel 1563: era una tenuta agricola e di caccia di Cosimo I de’ Medici. Ci tenevano le vacche che producevano formaggio per i Medici, il “cascio”, da cui è nato il nome Cascine. Sono centosessanta ettari che costeggiano l’Arno per tre chilometri e mezzo. I fiorentini li usano per correre e, quando è bel tempo, per rilassarsi passeggiando in riva al fiume. Quando ero bambino c’era l’abitudine di venire il sabato o la domenica a fare i picnic in questi grandi prati, ora nel finesettimana si riposano e mangiano qui soprattutto gli extracomunitari, in particolare i sudamericani. Comunque rispetto a qualche anno fa va molto meglio: un tempo alle Cascine c’erano solo puttane e travestiti.
Non che adesso siano spariti, intendiamoci. Solo che il parco è molto più vissuto dai bravi cittadini e le mignotte si sono fatte più discrete. La sera, nella prima parte del vialone partendo dal Ponte della Vittoria, ci stanno le straniere, poi venendo verso il piazzale del Re s’incontrano i trans e le tossiche italiane.
Stringo i denti, sto sudando, anche Pegaso è inquieto; troppa gente, troppe urla.
Riprendo a cavalcare, con la pistola al fianco.

Le prime presentazioni


