Home ] Sergio Calamandrei in breve ] pubblicazioni ] Sessomotore - Perchè preferiamo accumulare beni e potere invece che essere felici ] Sangue gratis di Sergio Calamandrei ] Editoria e scrittura ] Ebook gratis ] mappa del sito ]

                             

SANTA TERESA DI GALLURA     

 

 

Questa mattina, mentre attendo al tavolino del bar della piazzetta di Santa Teresa di Gallura, mi rendo conto che le trame della vita sono tanto complesse e ramificate ma infine tendono a intricarsi in dei nodi che prima o poi è necessario affrontare.

E mi rendo inoltre conto che nella vita qualche volta uno crede di decidere ma in realtà viene deciso.

Gli eventi e i pensieri infatti si accumulano inesorabili e a poco a poco le alternative che prima valutavi ti divengono insopportabili e non te ne resta che una, così evidente e lampante che ti stupisci di tutto il tempo che hai impiegato per decidere.

 

Mentre sorseggio la mia bevanda e osservo il placido passeggio del mattino, sento che uno di questi nodi è giunto a compimento e stamani sarà sciolto.

 

La poca attesa rimasta non mi pesa perché ormai è chiaro che quella che sarà la mia decisione, che ancora non conosco, non potrà che essere l'ultimo passo di un processo inesorabile su cui io ormai non ho più alcun potere di interferire.

Le cose ineluttabili, osservo, più che agitazione mi portano rassegnazione.

E tanta, tanta stanchezza; soprattutto se penso che in fondo ho cumulato tutti i miei anni per giungere a questo momento ed ogni mia azione, ogni mio pensiero, anche il più futile, non è stato altro che un piccolo passo che mi ha condotto a ritrovarmi qui, in Santa Teresa di Gallura, seduto a questo tavolino di fronte al mio problema.

Non so se tutto questo è vero.

Stamani potrebbe non succedere niente. Oppure tutto quel che accadrà adesso non sarà nient'altro che un ulteriore passo verso un altro nodo che poi mi rinvierà a un altro nodo ancora e così via.

Forse l'unico vero nodo è l'ultimo, quello dopo il quale non c'è più nulla e tutti i nostri atti non sono nient'altro che la preparazione della nostra morte, l'unico momento veramente epico di ogni vita.

Se ciò è vero, rifletto, io in questo istante sto preparandomi alla morte, ovvero sto morendo.

Assaporo il fresco sapore della bibita scorrermi lungo la gola e ne provo piacere e mi sento così lontano dalla morte e dall'idea della morte che son certo di aver ragionato male, ma non trovo l'errore.

Mi guardo intorno e, tranquillo, mi chiedo se sto per agire bene o male.

Proprio ieri sera ho lungamente sostenuto, a torto, che il giudizio morale su un'azione deve essere espresso a priori a prescindere dall'effettivo risultato dell'azione stessa.

Proponevo, con la tenace retorica di chi sa di essere in errore, l'esempio del soldato che, sprezzante della morte, si getta solitario contro le trincee nemiche.

Questo atto deve essere giudicato di per sé stesso e a priori.

Troppo semplice è il considerarlo pazzia se dopo pochi istanti una precisa pallottola interrompe per sempre la corsa del soldato o ritenerlo fiero coraggio se invece il temerario assalto ha successo.

In realtà niente è più falso perché sempre il presente modifica il passato e tutto quello che è accaduto cambia continuamente ed è bene o male a seconda di quel che ci porta e ci porterà.

Posso soltanto vagamente intuire le conseguenze di questa mattinata; non posso che lasciarmi decidere da tutto ciò che è stato.

Ciò equivale ad aver deciso.

Fu allora che, con animo sollevato, sorridendo mi alzai.


per tornare a racconti        per tornare a saggi                  

 

 

hit counter code