Il proletariato sessuale – #SM2 post n. 19

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


Il comunismo sessuale e il proletariato sessuale

Proviamo a esaminare il problema della sessualità nella nostra società applicando i concetti che sono stati utilizzati in economia. Perché certi ragionamenti dati per scontati quando si dibatte sulla distribuzione delle risorse in una società non dovrebbero essere utili quando quella che deve essere distribuita è la felicità?

Potremmo iniziare definendo, per comodità, proletario/a sessuale una persona che non ha successo nei rapporti con l’altro sesso e che quindi ha una vita sessuale povera o molto inferiore alle proprie legittime aspettative.
Nel campo dei rapporti tra sessi vige una meritocrazia spietata, come non esiste in alcun altro campo della vita. La tua capacità di avere successo è misurata soltanto dai risultati che ottieni e non è riferibile solo alla bellezza. Le componenti che portano una persona a essere un o una capitalista sessuale sono molteplici: accanto all’aspetto fisico stanno il fascino, la sensualità, la capacità di entrare in empatia e di mettersi in gioco, la sensibilità nell’interpretare il linguaggio del corpo, la sicurezza, l’esperienza e altri aspetti fisici impalpabili, come l’odore e la quantità di feromoni che uno produce. Nell’ambito del successo sessuale la mobilità sociale è scarsissima, molto inferiore a quella esistente nel campo economico. Mentre con lo sforzo e il sacrificio un povero può elevare la sua posizione, è davvero difficile che un proletario sessuale giunga a diventare uno che ha successo con l’altro sesso. È noto che i soldi vanno dove ci sono già altri soldi e lo stesso accade con la ricchezza sessuale. Una persona che raggiunge risultati in questo campo diventerà sempre più sicura e avrà sempre più probabilità di piacere.
La nostra società è davvero crudele nei confronti della povertà sessuale. In sostanza, se sei un proletario o una proletaria sessuale sono assolutamente problemi tuoi. Mentre c’è un diffuso sentimento di solidarietà nei confronti delle persone economicamente bisognose, che si traduce in una catena di aiuti e di sostegni, nei confronti di chi non ha successo in campo sessuale esiste solo un misto tra disprezzo e indifferenza, come se il problema non esistesse. Non avere una vita sessuale ampia e pienamente soddisfacente è invece un forte elemento di insoddisfazione che conduce all’infelicità. Dato che lo scopo degli esseri umani non dovrebbe essere quello di perseguire il benessere materiale, ma di essere felici, appare inspiegabile come questo aspetto della nostra società sia così trascurato. La soluzione del problema è sempre stata delegata all’iniziativa individuale.
Il proletario sessuale, lasciato solo, ha in sostanza un unico modo per migliorare la propria situazione, che è il denaro. Una modesta quantità di contante consente di usufruire del sesso a pagamento, una rilevante ricchezza porta a migliorare il proprio status sociale e ad acquisire così maggior fascino sull’altro sesso.
La società, invece, dovrebbe porsi il problema della povertà sessuale. La soluzione pare semplice: se la soglia per accedere a un bene è elevata e impedisce a tanti di usufruirne lasciandoli insoddisfatti, la risposta più praticabile è quella di abbassare la soglia .
Una società dove fosse molto più naturale e spontaneo fare sesso, dove il sesso fosse un’attività ludica e di conoscenza reciproca, scaricata dei tanti significati morali e sociali che ora l’appesantiscono in modo inutile, sarebbe un luogo dove pochissime persone rimarrebbero con una vita sessuale insoddisfacente. Una società dove non esistesse la proprietà sessuale privata ed esclusiva del partner sarebbe un mondo più felice .

Invece il mondo in cui viviamo pare sessuofobico e sembra essere strutturato proprio al fine di incrementare lo stress da insoddisfazione sessuale. Basti pensare al modo in cui è vista la prostituzione, soprattutto in Italia. Il discorso sulla prostituzione è complesso ed esprimere un’opinione al riguardo in poche righe si presta a fraintendimenti, quindi ho dedicato a esso un’apposita appendice dal titolo eloquente: Il mestiere più utile del mondo. Occorre evitare ogni forma di sfruttamento criminale e di induzione in schiavitù delle donne, ma la prostituzione andrebbe reinquadrata tenendo conto della sua innegabile funzione sociale, testimoniata dal fatto che questo fenomeno è sempre esistito. La prostituzione garantisce infatti l’accesso al sesso a chi altrimenti non potrebbe mai averlo, perché magari troppo anziano, troppo brutto o con troppi problemi relazionali per trovarsi una partner. Garantisce inoltre una valvola di sfogo a tutte quelle tensioni sessuali che si creano nei maschi e che essi, talvolta anche se hanno una partner, non riescono a sciogliere a causa del diverso approccio alla sessualità delle femmine. In questo modo l’aggressività maschile presente nella società si riduce e con essa i rischi di violenza. Certamente in un mondo dove il sesso fosse vissuto in un modo più ludico e rilassato la prostituzione perderebbe molta della sua importanza.

Purtroppo, come già accennato, l’amore libero non può per adesso essere accettato perché, oltre a porsi in contrasto col nostro capitalismo impazzito, non si concilia con l’attuale idea famiglia. All’inizio della società umana la limitazione del sesso era funzionale alla sopravvivenza della specie: se nessuno sapeva di chi era la paternità dei figli, nessuno li avrebbe allevati e protetti, né, in tempi più recenti, avrebbe trasmesso loro i suoi beni, e la nascente civiltà avrebbe fatto presto a estinguersi. Ma ora che i sistemi anticoncezionali permettono di svincolare totalmente il sesso dalla riproduzione e che, in ogni caso, esistono tecniche per determinare con certezza chi è il padre di un bimbo, tutto ciò non ha più molto senso. Probabilmente si potrebbe anche trovare una via di mezzo tra la situazione attuale e il “comunismo sessuale” in cui non esiste la proprietà privata del partner. In ogni caso, se si vuole migliorare il livello di qualità delle nostre vite, il problema della libera espressione della sessualità va affrontato e non rimosso, come invece attualmente accade. Infatti, riprendendo le parole del protagonista di un romanzo: “Mi pare una stronzata che io debba passare le mie giornate casto e teso come una corda di violino solo per mantenere la specie e dar così modo a qualche deficiente che nascerà tra duecento anni di trascorrere a sua volta la propria vita casto e incazzato!”


NOTA 57 – Dato che sto sostenendo che il sesso può essere visto come una risorsa scarsa, la cui distribuzione crea problemi, segnalo che potrebbe anche venire da pensare che il fatto che la libertà sessuale sia avversata forse è dovuto anche all’atteggiamento delle donne che vedono nella scarsità della risorsa sesso una difesa del loro potere di erogatrici. Se il sesso fosse libero, infatti, per loro sarebbe molto più difficile mantenere il controllo sul proprio uomo. In effetti, non ci sarebbero grandi motivi per cui il maschio dovrebbe preferire la compagnia della propria donna a quella dei suoi amici, con i quali, è noto, si diverte molto di più. È per questo che le femmine odiano e temono le donne di facili costumi, e ancora di più le prostitute, perché rendono disponibile sul mercato una risorsa che preferirebbero mantenere scarsa, affinché valga di più. In un certo senso, le ragazze più spregiudicate inflazionando il mercato, diminuiscono il valore di ciò che le altre, forse con gran sacrificio, si limitano a consumare con moderazione. A questa ipotesi che vede le donne interessate a limitare la libertà sessuale si può contrapporre il fatto che l’atteggiamento della società nei confronti del sesso dovrebbe essere dettato da chi ha il potere, e questo potere nel nostro mondo lo hanno gli uomini che apparentemente parrebbero avere interesse a far sì che l’offerta di sesso sia abbondante. Sui possibili vantaggi che le femmine potrebbero trarre dalla scarsità di sesso Buss PE pag. 245 osserva: “Per le donne negarsi sessualmente adempie a diverse possibili funzioni. Una è quella di scegliere solo uomini che vogliano impegnarsi emotivamente e investire materialmente su di loro. Inoltre, con un comportamento ritroso le donne rendono i rapporti sessuali una risorsa scarsa aumentando così il proprio valore. Infatti la penuria della risorsa aumenta il prezzo che gli uomini sono disposti a pagare per averla e se l’unico modo per garantirsi l’accesso sessuale è un grande investimento, gli uomini sono spinti a farlo. In condizioni di scarsità di risorse sessuali, gli uomini che non investono non copulano. Questo crea un altro conflitto tra uomini e donne: il negarsi delle donne interferisce con la ricerca di accesso sessuale precoce e con i minori vincoli emozionali maschili ad essa collegati”. Preciso che quando Buss parla di “grande investimento” non intende un pagamento in contanti o per bonifico ma si riferisce a un investimento non solo materiale ma anche in termini di impegno, tempo, affetto e condivisione di cure parentali.  

NOTA 58 – Queste considerazioni sui rapporti tra repressione sessuale e struttura sociale nevrotica hanno origini antiche e nel tempo sono state più volte riproposte. A titolo di esempio basti citare il “Fate l’amore e non fate la guerra” degli hippies degli anni Sessanta, che poi rovinarono tutto perdendosi in un gigantesco trip di marijuana e droghe varie. Gli stessi concetti si trovano anche in letteratura, come ne Il mondo nuovo di Huxley, del 1932, dove uno degli elementi che contribuiscono all’equilibrio della società futura immaginata dall’autore, priva di conflitti e di tensioni, è proprio la promiscuità sessuale, che viene incoraggiata e stimolata sin dall’adolescenza.

NOTA 59Vorrai scusare l’autocitazione: il romanzo è il mio SESSO MOTORE 1: INDIETRO NON SI PUÒ.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


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Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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