Il mondo porno-soft – #SM2 post n. 5

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


Il mondo porno-soft

Io, in teoria, essendo un maschio medio non me ne dovrei lamentare, ma non posso fare a meno di notare che viviamo in un mondo porno-soft.
Basta accendere la televisione o sfogliare una rivista per imbattersi subito in belle ragazze perlopiù svestite e ammiccanti. Nelle pubblicità, in particolare, anche quando non c’entrano niente col prodotto pubblicizzato, spesso appaiono giovani donne dalle labbra ben imporporate (sintomo di eccitazione sessuale) in pose languide. Se poi il prodotto è un gelato o una bibita da bere a canna, si arriva facilmente a vette similpornografiche. Forse la malizia è solo negli occhi di chi guarda e allora mi assumo le mie colpe, ma direi che la cosa si ripete con una tale regolarità da non poter essere casuale. E infatti non lo è: i pubblicitari prima cercano di accendere il desiderio mostrando una donna sexy, poi tentano di confondere gli oggetti desiderati sperando che parte del desiderio di possesso ricada sul prodotto.
Io non sono un bacchettone e apprezzo le belle figliole, ma sinceramente spesso mi viene da vergognarmi come maschio per come vengono usate le donne per guadagnare ascolti e vendite. Trovo umiliante questo ridurre la donna a un oggetto e trovo umiliante che qualcuno pensi di farmi fesso e di vendermi un liquore stimolando impropriamente i miei istinti sessuali. I pubblicitari cercano di ingannare anche le consumatrici inserendo negli spot uomini sexy e di prestigio ma, per una serie di motivi legati alla diversa concezione della sessualità da parte dei due sessi, questo trucco ha molta meno presa sulle femmine e mortifica ben poco i modelli maschi (non ho mai incontrato un uomo particolarmente disturbato dal fatto di essere oggetto del desiderio femminile).

esempi di sobria pubblicità

Detto per inciso, io sono contrario alla pubblicità e la abolirei proprio. La pubblicità crea desideri incentivando i consumi che andrebbero invece ridotti, e fa nascere immani frustrazioni perché tanti dei bisogni artificiali da essa indotti rimarranno comunque insoddisfatti dato che non è possibile avere tutto.
La pubblicità produce insoddisfazione perpetua, sistematica erosione dell’autostima e stimolazione costante dell’invidia; come se non bastasse, essa genera anche dei danni collaterali legati allo sfruttamento dell’immagine sessuale della donna. Pubblicità, riviste, cinema e televisione stimolano infatti di continuo il desiderio sessuale e instillano nel maschio l’idea che dietro a ogni angolo si trovino bellissime donne disposte a far l’amore con lui.
Anche questo crea frustrazione (NOTA 3).

Nel mondo reale, infatti, se si escludono certi ambienti, la pratica del sesso non è affatto vissuta con la disinvoltura che ci suggeriscono i media (NOTA 4). In linea di massima se una donna sceglie di fare l’amore ogni volta che incontra un uomo che le interessa, in breve tempo viene etichettata come una puttana. E allo stesso modo non è considerato accettabile che un maschio chieda a un’amica o una ragazza appena conosciuta di sgranchirsi un po’ insieme e di tenersi in forma divertendosi per un paio d’ore su un materasso. Rischia infatti lo schiaffo (“Per chi mi hai presa?”) o la denuncia per molestie. Proporre invece di fare una partita a tennis provoca, chissà perché, reazioni ben più moderate.
Da una parte abbiamo quindi un mondo virtuale dove il sesso è sbandierato a destra e a sinistra, dall’altra una realtà dove viene soddisfatta soltanto una minima parte delle esigenze sessuali di uomini e donne. Viviamo dunque in una società che ha un rapporto schizofrenico col sesso, che produce solo frustrazione.


NOTA 3 – In Buss PE pag. 110 l’autore osserva che le irrealistiche immagini femminili offerte nella pubblicità (ottenute scegliendo e spesso ritoccando i migliori scatti fatti a donne selezionate per la loro bellezza) possono avere effetti dannosi nell’attitudine all’impegno degli uomini nei confronti delle loro compagne. Sono state effettuate ricerche in cui gruppi di maschi dovevano valutare le loro partner dopo aver visto fotografie di altre donne. Se le foto rappresentavano ragazze molto attraenti, diminuiva notevolmente il giudizio che l’uomo dava sulla sua reale compagna e sull’intensità del suo impegno nei suoi confronti. Senza dubbio i nostri progenitori avevano molte meno occasioni di osservare bellezze femminili rispetto ad oggi e presumibilmente erano più soddisfatti delle loro partner reali.
“Al giorno d’oggi possediamo gli stessi meccanismi di valutazione che si sono evoluti nei tempi arcaici, ma ora essi sono attivati in maniera artificiale da decine di donne attraenti che vediamo ogni giorno su pubblicità, riviste e video. Queste immagini non rappresentano donne reali del nostro ambiente reale, ma agiscono come strumenti per sfruttare meccanismi che si sono evoluti in contesti diversi. Come conseguenza della visione di queste immagini, gli uomini possono diventare insoddisfatti e meno impegnati nei confronti delle loro compagne. Il danno potenziale di queste immagini si ripercuote anche sulle donne attraverso la creazione di una spirale malsana di competizione all’interno del genere femminile per incarnare le immagini che le donne vedono continuamente, e che credono essere desiderate dagli uomini.” Buss PE Pag 110.

NOTA 4 – In particolar modo, è opinione diffusa che al giorno d’oggi i giovani facciano sesso con estrema facilità e che, in ogni caso, siano molto più agevolati rispetto alle precedenti generazioni. Può essere, ma dato che la stessa cosa si diceva anche più di trent’anni fa, quando ero giovane io, ritengo che pure tra i giovani di adesso, come è sempre stato, per alcuni l’accesso all’altro sesso sia semplice, per molti altri rimanga comunque difficoltoso. Confermano questa mia opinione anche alcuni dati tratti da ricerche dell’Organizzazione mondiale della sanità e della Durex riportati nell’articolo Gli adolescenti italiani fanno molto sesso? di Davide De Luca pubblicato su Il Post il 13 marzo 2014 http://www.ilpost.it/davidedeluca/2014/03/13/sesso-adolescenti-beatrice-borromeo/ Dall’articolo risulta che in Italia, a fronte di una non bassa percentuale di quindicenni che hanno rapporti sessuali (tra il 2009 e il 2010, erano il 22 per cento delle quindicenni e il 26 per cento dei quindicenni), la media del primo rapporto risultava nel 2012 di 19,4 anni, dunque abbastanza elevata; dato che nel calcolo della media influiscono anche i precoci quindicenni, per gli altri tre quarti dei giovani italiani l’approccio al sesso non pare così semplice come si potrebbe credere. Tra l’altro, l’età del primo rapporto si sta alzando perché nel 2007 era di 18,9 anni. Questi dati, che evidenziano una non vivacissima attività sessuale tra i giovani italiani, sono confermati dai bassi numeri relativi agli aborti e alle ragazze madri. In altri paesi europei e negli Usa l’approccio al sesso risulta più precoce che da noi.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


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Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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