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UNA DISADATTATA MUSICALE

(post del 19/7/2007)

 

Sento mia figlia di dodici anni cantare in macchina a squarciagola “La prima stella della sera” gorgheggiando insieme ad Antonella Ruggiero e mi chiedo se sto facendo una cosa giusta.

Due minuti fa cantava “Laura degli specchi” insieme ad Alice. Il piccolo, di dieci anni, borbotta spesso, in un inglese un po’ inventato, “Rock in the casbah”.

Il fatto è che nella mia macchina  ho voluto tenere il mangiacassette, in modo da poter ascoltare tutti i miei vecchi nastri; e metto quelli quando viaggiamo.

Una rapida scorsa di alcune delle più significative tra le cassette che tengo in auto: “Making Movies”; “Breakfast in America”; una raccolta dei singoli dei Clash; una selezione delle prime canzoni della Oxa (tra cui: il Cielo di cristallo con un testo bellissimo,  Eclissi totale, Parlami, Senza di me. “Poi ha smesso di fare belle canzoni” ha osservato ieri mia figlia: era una cosa che le avevo detto io un paio di anni fa); una selezione di vecchie canzoni dei Mattia Bazar, quando c’era ancora la Ruggiero; Alice dei tempi di Azimut; the best of Kate Bush; una mia raccolta “Mare 1984” (che comprende anche: ci stiamo sbagliando ragazzi, la faccia delle donne, ogni volta, such a shame, time after time, love is a battlefield, girls just want to have fun, mis au point); una mia raccolta “Estate 1992” (che comprende anche: Estate 1992, Mare mare, la mia città, cara ti amo, hanno ucciso l’uomo ragno, non m’annoio, ci vuole un fisico bestiale); un’altra mia selection con Into the grove e altre canzoni dei Tears for Fears, di Prince, di Sting e “why can’t I have you” dei Cars. Poi tre bellissimi miscugli registrati da mio fratello alla radio, con classifiche del 1984; erano tempi splendidi quelli: il dj annunciava che tra tre minuti avrebbe messo una certa canzone e chiedeva “siete pronti a registrare, ragazzi?”: facessero ora una cosa del genere verrebbero fucilati.

Di fatto, quindi, nella mia macchina si respira un’atmosfera piuttosto inizio anni ottanta e mia figlia si appassiona di canzoni di un quarto di secolo fa, alcune delle quali, sinceramente, note anche allora solo a pochi. Conosce bene anche le canzoni moderne, certo (cantiamo insieme e traduciamo Shakira, le ho infilato nell’I-pod il mio Eminem e le mie Natalie Imbruglia e April Lavigne, si è voluta comprare delle belate di  Jesse McCartney, ecc.) ma sa a memoria testi di cantanti che le sue compagne di classe probabilmente non hanno mai sentito nominare. Ho paura che ne venga fuori una disadattata musicale, che magari tra venticinque anni sentirà l’inizio di una vecchia canzone di mezzo secolo prima e le torneranno in mente le parole, una dopo l’altra, chiare e precise. E ai suoi figli che le chiederanno come fa a conoscere la musica di quando non era ancora nata, risponderà che era una delle canzoni di suo padre. E magari si commuoverà risentendo una sciocchezza come Vamos alla plaja perché gliel’avevo messa io nell’I-pod.  

Non so se faccio bene, però continuo. Intanto le ho messo nell’I-pod Guccini, Battiato, De Gregori, i Rem, i Dire Straits, i Pink Floyd. Ogni tanto mi dice “ma che è questa roba?” e non sa se avendola nella playlist deve vergognarsene o andarne orgogliosa con le amiche. Ma se qualche volta, anche per caso, le capiterà di sentire nelle cuffie qualcuna di quelle canzoni, sarà una cosa buona.


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