Perchè si fa poco sesso: incipit ed assaggi

INCIPIT ed ESTRATTI da SESSO MOTORE 2: PERCHÉ SI FA POCO SESSO

PARTE 1 – Perché siamo al mondo e perché stai leggendo questo saggio

– Vecchio compagno

di mille battaglie,

perché pugnare

in questa valle?

– Vecchio compagno,

ormai son caduto;

perché pugnavo

non l’ho mai saputo.

da SESSO MOTORE ZERO: L’UNICO PECCATO di S.C.

La ragazza

La ragazza si mosse decisa aprendosi la strada attraverso i cespugli, stando bene attenta a cogliere qualsiasi indizio che potesse rivelarle la presenza di predatori. Arrivò fino al laghetto e scrutò intorno. Le rive apparivano deserte. Allora fece i pochi passi che la separavano dall’acqua, si accucciò e bevve; il calore del mezzogiorno l’aveva sfinita. Nel farlo si distrasse e ciò le fu fatale. Sentì un rumore dietro di sé ma non ebbe neanche il tempo di voltarsi; la clava la colpì sulla nuca. Cadde a terra semi-tramortita e l’uomo vestito di pelli che l’aveva colpita l’afferrò per i lunghi capelli e iniziò a trascinarla verso la sua caverna. Lei iniziò a piangere e ad agitarsi ma il maschio non ci fece caso: era felice, presto avrebbe avuto un figlio.

Alt! Fermiamoci qui!

Questo sarebbe stato un bellissimo inizio per un saggio divulgativo sui rapporti tra uomini e donne, ma purtroppo (per le esigenze narrative dell’autore) le cose non sono mai andate così, anche se la scena del cavernicolo che trascina per i capelli la bionda procace in bikini di pelle è un classico dell’immaginario collettivo. Quelli che chiamiamo “uomini delle caverne” ereditarono le procedure di corteggiamento dagli ominidi che li avevano preceduti e che si erano evoluti per centinaia di migliaia di anni nelle savane africane. Lì, innanzi tutto, non c’erano bionde. Poi, sia le femmine che i maschi non avevano capelli lunghi, né trecce da afferrare, essendo la loro peluria inizialmente più simile a quella delle altre scimmie che alla nostra. Dubito poi che fossero diffuse le minigonne in pelle leopardata. Ma soprattutto, come si usa in quasi tutto il mondo animale, gli ominidi maschi corteggiavano le femmine magnificando le proprie qualità e queste ultime sceglievano il loro partner tra i vari pretendenti. Questa, volendo semplificare davvero molto, è la procedura standard adottata in condizioni ideali dalla nostra specie per giungere agli accoppiamenti. La violenza sessuale, la schiavitù sessuale e l’imposizione del coniuge da parte dei genitori sono delle deviazioni rispetto al meccanismo di approccio al sesso con cui ci siamo evoluti.

Nondimeno, la scena descritta all’inizio ha un fondo di verità.

Tra uomini e donne è in corso una guerra.

I singoli individui di entrambi i sessi sono mossi dallo stesso istinto che, senza che se ne rendano conto, li spinge ad agire per raggiungere un ben preciso scopo: trasmettere i propri geni al maggior numero possibile di discendenti. A prima vista parrebbe che, avendo il medesimo scopo, maschi e femmine siano destinati ad andare perfettamente d’accordo. Purtroppo le cose non stanno così perché, a causa delle differenze fisiche esistenti, quella che è la migliore strategia sessuale riproduttiva per gli uomini non lo è per le donne, e viceversa.

Anche qui, non è che la nostra specie sia particolarmente originale: il conflitto tra sessi è ampiamente diffuso nel mondo animale, dato che risponde a precise leggi biologiche che illustrerò più avanti. Ma noi siamo peggiori degli altri animali.

Innanzi tutto perché spesso ci ostiniamo a portare avanti delle vite infelici mentre, al giorno d’oggi, siamo una specie tanto prospera che potremmo finalmente permetterci di essere felici; basterebbe così poco, come spiegherò nel resto del saggio.

Ma soprattutto, noi siamo peggiori degli altri animali, perché se non poniamo fine al conflitto tra uomini e donne, oltre a continuare a essere inutilmente infelici, in breve tempo distruggeremo il nostro mondo e ci estingueremo.

Le domande a buccia di cipolla

Sono sempre stato uno che si fa delle domande, che cerca di capire perché le cose accadono in un certo modo e se esistono leggi che regolano le relazioni umane.

Quando ero giovane mi chiesi quale fosse il motore immobile attorno al quale ruota l’esistenza umana, ovvero quale fosse la motivazione profonda che guida le azioni degli uomini e delle donne.

Per motore immobile intendo la risposta all’ultima delle domande che mi potrebbe fare su questo argomento il terribile ragazzino degli “E perché”.

– Perché noi abitiamo in un appartamento e il mio amico abita in una villa?

– Perché la sua famiglia è più ricca della nostra.

– E perché la sua famiglia è più ricca della nostra?

– Perché suo padre e i suoi avi sono stati bravi ad accumulare soldi. Più di noi.

– E perché hanno accumulato soldi.

– Perché la spinta ad accumulare ricchezze è insita nell’animo umano.

– E perché la spinta ad accumulare ricchezze è insita nell’animo umano.

– Perché… Se non la smetti ti do una sberla.

Come noto, la sberla parte quando l’adulto non sa più cosa rispondere. Eh, già! Perché la spinta ad accumulare ricchezze è insita nell’animo umano?

Io queste domande a buccia di cipolla, in cui si scava strato dopo strato fino ad arrivare al nucleo del problema, me le sono sempre poste anche se prudentemente di solito evito di importunare gli altri con domande che possano indurre l’interrogato a rispondere a sberle. Ma se stai leggendomi, vuol dire che queste domande a te posso farle.

Oltre a cercare di individuare il motore immobile che guida le nostre azioni, mi chiedevo anche se lo scopo vero delle nostre vite fosse quello che dicevano tutti: essere felici.

Non ne ero molto convinto: vedevo che la maggior parte degli esseri umani ricercava ricchezza e potere ed era gratificata dal possedere oggetti e, per certi versi, persone, mentre si concentrava straordinariamente poco sulla ricerca della felicità che, l’esperienza insegna, non è diretta conseguenza del possesso e del potere.

Mi pareva strano che la felicità, un argomento che in teoria avrebbe dovuto essere al centro di ogni nostro pensiero, fosse così poco presente nella nostra vita e nei media. Non esistono trasmissioni televisive che hanno per tema la felicità, non se ne legge sui giornali e non è mai citata nei programmi di governo; ne parlano giusto, per pubblici ristretti, alcuni filosofi o psicologi.

Ma allora qual è lo scopo profondo della nostra esistenza?

Forse a causa degli alti livelli di testosterone che caratterizzano i giovani maschi, ero arrivato alla conclusione che il motore immobile che spinge gli uomini a darsi da fare fosse il sesso. Ovvero che, in fondo, ogni comportamento, in particolare quelli tipici di accumulare ricchezza o acquisire potere, fosse finalizzato a fare più sesso.

Più tardi, con l’avanzare dell’età, cambiai idea e mi dissi che l’accumulo di ricchezze e di potere era un modo di acquisire sicurezza. L’individuo nasce insicuro ed è terrorizzato dal mondo che lo circonda. Ogni successo che nel corso del tempo riesce a conseguire diminuisce le sue insicurezze, lo tranquillizza e gli fornisce un mattoncino per costruirsi attorno un muro, una diga, dietro la quale uno si sente sempre più protetto. Tanti soldi e tanto potere permettono di affrontare gli imprevisti e le difficoltà con meno patemi.

Mi sembrava di trovare conferma a questa teoria nelle vicende personali di alcuni potenti che crollavano psicologicamente nel momento in cui inchieste penali incrinavano la loro sensazione di intoccabilità, arrivando talvolta a togliersi la vita. Dal punto di vista razionale quei comportamenti non avevano molto senso perché erano pur sempre persone che dopo poco sarebbero uscite dal carcere, restando comunque ricche. Ma la loro diga di sicurezza era stata crepata e l’insicurezza era tornata a sommergerli rendendo vani anni e anni di carriere dedicate a sconfiggere la paura del mondo.

Pensavo dunque di aver archiviato la questione. Gli esseri umani cercano la sicurezza. E’ quello il motore immobile.

Poi mi è capitato di scrivere il romanzo uscito ora col titolo SESSO MOTORE 1: INDIETRO NON SI PUÒ e nel rileggerlo ho capito che, al di là della trama gialla, il suo tema di fondo, scaturito inconsciamente mentre lo scrivevo e riscrivevo, era cercare di dare risposta alle seguenti domande:

• perché il sesso è così esibito (in tv, in pubblicità) nella nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?

• Perché un’attività tanto soddisfacente e in teoria anche priva di costi viene praticata relativamente così poco?

• Perché nel mondo reale si incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

E di nuovo:

• Perché gli uomini si sforzano di raggiungere ricchezza e potere invece di dedicarsi alla ricerca della felicita?

E ho scoperto che la risposta all’ultima domanda era legata alle prime. E che tutto si tiene.

E che da ragazzo, col testosterone a palla, ci avevo quasi azzeccato.

SESSO MOTORE 1 è un titolo un po’ provocatorio. All’inizio, per il romanzo avevo scelto un titolo molto più poetico, soltanto: Indietro non si può, e un sottotitolo che giocava su un doppio senso: La scomparsa delle relazioni pericolose. Infatti nel libro viene rubata una preziosa edizione del 1782 de Le relazioni pericolose di Choderlos De Laclos ma allo stesso tempo il mio protagonista è un uomo di mezza età che ha raggiunto un suo precario equilibrio nel rifiuto di ogni ulteriore coinvolgimento sentimentale e desidera solo “la scomparsa delle relazioni pericolose” dalla sua vita.

SESSO MOTORE è molto meno lirico, lo ammetto, ma volevo che il romanzo e il saggio condividessero parte del titolo perché sono due modi di declinare le medesime argomentazioni. Chiaramente, nel romanzo certe affermazioni risultano un po’ apodittiche, non spiegate a sufficienza. Non potevo certo interrompere l’appassionante (spero) scorrere della trama del mio giallo per mostrare tutti i passaggi logici che giustificano le conclusioni alle quali giungono i personaggi. Nel saggio che stai leggendo, invece, ho la possibilità di articolare in modo dettagliato i vari ragionamenti, sperando che scoprire certi meccanismi di funzionamento del nostro mondo risulti affascinante quanto leggere un romanzo.

Malgrado qui abbia modo di esporle chiaramente, so già che molti non condivideranno le mie teorie. In particolare, non ho alcuna possibilità di convincere chi pensa che il sesso sia materia che debba trovare le sue regole nei precetti religiosi.

Pazienza! So bene che quando si parla di sessualità ognuno ha le sue personalissime teorie e regole (di cui spesso neanche lui è ben consapevole). Il mio intento, in realtà, non è quello di convertire gli altri alle mie idee, ma è solo quello di fornire spunti di riflessione a tutti coloro che si fanno domande a buccia di cipolla, a tutti quelli che si chiedono quale sia il motore immobile.

…Omissis…

Com’è articolato il saggio

Questo saggio è formato da quattro parti.

Nella prima, che stai leggendo, illustro le domande alle quali vorrei dar risposta e fornisco alcuni sintetici cenni sulla Selezione naturale, sulla Selezione sessuale e sulla Psicologia evoluzionistica: una scuola psicologica che citerò spesso in quest’opera, insieme ai nostri antenati ominidi.

Nella seconda parte fornisco un quadro della situazione attuale: cosa vogliono i maschi, perché le donne belle sono belle, perché è sbagliato dire che i film porno non hanno trama, perché in certi giorni le cameriere prendono più mance, quanto erano allegre le nostre antenate, da dove nasce il discorso della fedeltà/infedeltà e perché la nostra società gode nel non farci godere. Se si esclude la Teoria del Primo Sguardo, di cui certo qualcuno avrà parlato, ma io non l’ho mai ritrovata scritta per cui me ne assumo ogni responsabilità, le idee espresse nella seconda parte trovano corrispondenza in quanto esposto in vari saggi di psicologi evoluzionistici.

La terza parte contiene la mia Teoria della Povertà Sessuale, si illustrano gli ipotetici vantaggi di un Comunismo Sessuale e si accenna alla (contestatissima) funzione sociale della prostituzione.

Nella quarta e ultima parte del presente saggio, come in tutti i saggi che si rispettano, arriverò alle conclusioni: illustrerò cosa vogliono davvero gli uomini e, soprattutto, le donne; individuerò il vero motore immobile attorno al quale ruota il mondo e poi suggerirò un modo per risolvere tutti i problemi legati alla sessualità e, incidentalmente, per salvare il nostro mondo dalla distruzione.

Il libro, però, non finisce lì perché è completato da tre appendici di approfondimento.

Nella prima illustro la lotta esistente in tutto il mondo animale tra i genitori per ammollare al partner l’onere di accudire ai figli e come la nostra specie abbia risolto questo problema. Da ciò deriva una differenza tra maschi e femmine nell’approccio alle strategie riproduttive, sia di breve (rapporti occasionali e tradimenti) che di lungo periodo (relazioni stabili). Nell’approfondimento vengono individuati i vantaggi e gli svantaggi che ognuno dei due sessi ricava sia dalle strategie a breve, sia da quelle a lungo (sì: anche le donne traggono vantaggi dall’adozione di strategie a breve; altrimenti non si spiegherebbe l’esistenza delle relazioni occasionali e delle infedeltà, tutte cose che bisogna essere in due per farle).

Dato che sono convinto che ogni teoria che ci venga sottoposta debba sempre essere esaminata con senso critico, nella seconda appendice segnalo le principali contestazioni che nel corso del tempo sono state mosse alla psicologia evoluzionistica (contestazioni che colpiscono soprattutto alcune versioni ultrasemplificate o estremistiche delle idee che stanno alla base della psicologia evoluzionistica).

L’ultima appendice è invece dedicata a illustrare brevemente le varie linee di pensiero esistenti sul rapporto tra società e prostituzione.

Dopo le appendici ho inserito, infine, come bonus, una serie di brani tratti dai miei romanzi dove vengono proposte alcune delle teorie presentate in questo saggio, più alcune altre, come quella che vede contrapposti i seguaci dell’Amore Romantico e quelli dell’Amore Casualistico.

Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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